Nell’articolo “La mentalità binaria” ho cercato di definire l’applicazione di questo approccio, che è di natura mentale e culturale, alla propaganda prettamente di natura politica.
Un messaggio binario (si-no , pro-contro ecc. ) ha facilmente presa nella pubblica opinione a causa di meccanismi psicologici di cui la propaganda politica in generale si avvale per ottenere il successo delle proprie tesi.
La mentalità binaria si collega ottimamente al concetto di “politica”, o meglio a quello di “politico”, dei nostri tempi.
Definire cosa sia il “politico” non è cosa semplice, ma possiamo affermare che al concetto di “politico” e a quello di “fare politica” si abbinano due grandi categorie esistenziali, quelle dell’amico e del nemico, diverse però da categorie binarie come bello-brutto, bene-male, utile-dannoso, anche se spesso se ne perdono i contorni concettuali a causa del continuo vortice dialettico in cui ruotano tutti i messaggi politico-propagandistici del nostro tempo e che sono resi scarni, brevi, diretti, immediati, dal tipo di comunicazione a cui siamo sottoposti dai social network, fondamentali nella propaganda politica odierna, ma che si basano, nel loro funzionamento, su algoritmi che individuano ad insindacabile giudizio ( di chi poi?) ciò che è “politicamente corretto”.
Possiamo dunque affermare che grazie ai mass media e all’operato di chi li detiene, l’informazione politica passa attraverso categorie binarie e sotto il controllo del politicamente corretto, creando così una sorta di gabbia mentale e culturale da cui occorre necessariamente uscire.
Potremmo definire questa gabbia mediatico-culturale, senza essere giudicati complottisti, una dittatura del linguaggio e del pensiero?
Forse si, ma occorre prendere atto che in questa dittatura mediatica, gestita dai grandi centri di potere, si arruolano volontariamente la maggior parte di coloro che operano nel settore, cercando di ricavarne notorietà e vantaggio economico.
Dopo tutte queste considerazioni e prese d’atto, la domanda a cui dobbiamo dare risposta è : cosa fare?
La risposta sta nella parola FARE! Sta nell’agire, nell’azione che mette in moto la nostra interiorità e la nostra spiritualità. Fare significa, principalmente, uscire dal bosco e vivere i tempi attuali con coscienza di ciò che siamo stati, di ciò che siamo e di ciò che saremo .
Abbiamo un impegno culturale, prima che politico. Dobbiamo Ri-Affermare tutti quei valori che appartengono alla nostra Weltanschauung, ma soprattutto saperne riattualizzare l’essenza.
Esiste, chiaramente, una visione del mondo di cui siamo portatori che non ha nulla a che fare col contesto politico-esistenziale in cui viviamo ed è per questo che dobbiamo misurarci con questa dualità che caratterizza la nostra epoca.
Siamo quindi, volenti o nolenti, facenti parte di questa grande dimensione della politica che si basa sulla separazione netta tra amico e nemico.
Questa separazione genera un conflitto, mediatico, culturale e quindi politico, perché oggi si gioca la più importante delle battaglie: quella culturale. Occorre riversare ampiamente nel mondo circostante alle nostre esistenze una intensa attività propositiva legata alla nostra visione del mondo e parimenti non restare nel “conservatorismo” accademico-culturale di ciò che fu e che non sarà più, almeno in quelle forme.
Kulturaeuropa è dunque un tentativo di veicolare, con l’uso della tecnica e dei mezzi che essa ci mette a disposizione, la nostra Weltanschauung. Ma attraverso uno stile ben preciso.
Il nemico, di cui sopra, non deve necessariamente essere cattivo, brutto o da odiare, ma rimane qualcosa di diverso da noi, uno “straniero”. Così non dobbiamo aderire al concetto binario di bene-male, trattando il nemico come il cattivo, ma tenendo presente che esso è incarnazione dei tempi attuali che debbono necessariamente essere superati.
Il nostro obiettivo è “Oltre la linea”, in quell’orizzonte, in quel meridiano, che ancora non è visibile ai più, ma che esiste (anche seppur concettualmente) e che rappresenta la nostra Vittoria politica e spirituale.
Per vedere quell’orizzonte Oltre la linea, occorre sapersi porre in una dimensione più spirituale che politica, cioè di puro accelerazionismo, accompagnando le dinamiche e costruendo parimenti quelle strutture di ordine culturale e spirituale che possono essere viste come alternative alle attuali.
Non occorre, quindi, opporre nessuna resistenza e nessun conservatorismo.
Occorre FARE, scendere in campo culturalmente e tecnicamente e, oserei dire, in buona sostanza, cavalcare la tecnica, conoscerla, sfruttarla, plasmarla.
Giancarlo Sperati
Un ringraziamento all’autore per aver posto l’accento sulla necessità del superamento della dicotomía bene male e sulla volontà di accellerare per andare Oltre.
Articolo chiarificatore