LA MENTALITÀ BINARIA

La mentalità binaria si fonda su due concetti preminenti, il “vero” ed il “falso”. Questi due concetti viaggiano insieme, in maniera parallela, ed hanno un’importanza decisiva nella formazione mentale delle masse e degli individui che le compongono. 

Oggi la mentalità binaria è il fondamento della propaganda politica ed è alla base della cosiddetta “psicologia delle folle” o di quella “ingegneria del consenso” così ben teorizzata nel saggio del 1947 “L’ingegneria del consenso”, appunto, scritto dal nipote di Sigmund Freud, ossia Edward L. Bernays (1891-1995), che fu brillante pubblicitario e pubblicista americano di origini austriache, esponente della ricca borghesia, fautore di numerose campagne pubblicitarie di persuasione, nonché padre delle cosiddette “pubbliche relazioni” e definito dalla rivista americana Life “uno dei cento americani più influenti del ventesimo secolo”.

Egli affinò una serie di tecniche, arrivando a comprovare che concependo l’insieme dei cittadini come un “pubblico” e facendovi circolare idee con la dovuta enfasi e retorica mediatica, si riuscirebbe a trasformare tali idee in opinioni, azioni, scelte culturali, politiche e religiose. 

Ovviamente queste idee rappresentano a tutti gli effetti gli interessi e le istanze politiche di potenti lobbies, che pur essendo in assoluta minoranza indirizzano i governi nelle scelte politiche ed economiche. Idee che poi passano attraverso il meccanismo di amplificazione dei media (tv, stampa, social networks), a loro volta posseduti e gestiti dalle stesse identiche lobbies minoritarie. 

Queste tecniche, ormai in uso da anni, sono abilmente utilizzate anche e soprattutto nelle democrazie contemporanee, sistemi che più si prestano a tali manipolazioni per la loro conformazione sociale ed organizzativa, determinando la “giusta direzione” delle idee. Uno degli scopi principali di queste tecniche di manipolazione è la distruzione culturale e spirituale dell’uomo, della sua identità di appartenenza ad un popolo e ad una nazione, e quindi dei suoi valori di identità, di appartenenza, e di comunità. La cosiddetta “cancel culture” ne è ovviamente un esempio.

La potenza del linguaggio, dunque,  viene usata per manipolare le emozioni di un insieme di persone ed influenzarne le decisioni, come ben descritto in un altro saggio intitolato “Propaganda”, sempre di Edward L. Bernays. Un esempio clamoroso e recentissimo di mentalità binaria indotta dalla propaganda politica è senza dubbio rinvenibile nella dicotomia no vax-si vax (sfavorevoli o favorevoli ai vaccini) durante la pandemia del covid, che ha avuto un forte impatto sulla psicologia dei cittadini e creato una vera e propria frattura sociale che ha permesso la sperimentazione di norme volte alla restrizione delle libertà individuali come il Green Pass. Un altro esempio di dicotomia binaria è altresì quello noto come destra-sinistra (fascismo-antifascismo, male assoluto-bene assoluto) tendente ad influenzare le emozioni delle masse dei votanti. Di recente un’altra applicazione della mentalità binaria a scopo puramente divisorio della coscienza collettiva di un popolo è stata quella messa in atto con riguardo alla guerra russo-ucraina (filorussi-filoamericani) rendendo difficile, di fatto, qualsiasi altra dialettica di posizionamento politico, tranello in cui è caduta anche la nostra area di pensiero.

Oggi è necessario uscire dalla mentalità binaria, imposta e alimentata, del vero-falso, del ciò che è bene e del ciò che è male, ci si deve riappropriare di una nuova lucidità mentale, di una nuova capacità di individuare e superare la logica degli schemi. Si potrebbe così tornare ad essere Uomini e Donne, persone che hanno radici ed identità ben precisi e non individui facenti parte di masse e folle. Solo riappropriandoci di valori che ci appartengono da sempre, assolutamente non ideologici, e liberandoci dal giogo della mentalità binaria imposta, potremo iniziare a ritrovare noi stessi in termini non più di folle e di masse, ma di comunità di destino, concetto fondamentale per sopravvivere oggi nella cosiddetta “società liquida”.

Giancarlo Sperati

Un commento

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *