La Cultura non può tacere su quello che sta succedendo in Palestina in questi giorni. Più di diecimila morti a Gaza e centinaia in Cisgiordania non sono tollerabili. Ci chiediamo cosa stia facendo il Governo italiano su questo versante.
Oltre a schierarsi in modo acritico con il peggior Governo che Israele abbia mai avuto e qualche balbettio sulla necessità di “due Popoli, due Stati” che in questo momento rappresenta solo una banalità ad uso e consumo della comunicazione mainstream, non si ha contezza di alcuna iniziativa seria e degna di nota che contenga un minimo di Realpolitik.
Oltre le considerazioni di carattere umanitario, ne va anche del ruolo italiano nel Mediterraneo e la possibilità di recuperare quella posizione di autonomia che precedenti Governi hanno saputo mantenere sulla questione, anche in un’epoca più complessa ed in piena Guerra Fredda.
Non è nostra intenzione sposare o avventurarci nella ridda di considerazioni geopolitiche che si sono accavallate nell’ultimo mese, né nel gioco del “chi fa comodo a chi” che incomincia a stancare per la sua assenza di prospettiva e per la stucchevole mancanza di realismo, ma ci sentiamo di dire a chiare lettere che l’appoggio italiano alla politica genocida di Israele deve cambiare completamente.
Tra l’altro, di sponde in Europa ce ne sarebbero: basti pensare alle posizioni assunte dalla Spagna, dall’Irlanda e anche dal rappresentante per la politica estera Borrell e persino da un ondivago Macron, per comprendere che si può cogliere l’occasione per costruire un percorso europeo che porti almeno a dichiarare una tregua e come secondo passo ad affrontare finalmente la questione palestinese con tutti gli attori in campo.
Irrealistico è pensare di continuare a fare finta di niente, appoggiando il Governo Netanyahu, uno dei politici più screditati a livello internazionale e partiti come il Likud o peggio, palesemente ultrasionisti e di estrema destra suprematista che costituiscono un pericolo per il Medio Oriente, per l’Europa e per il Mondo.
Ci rivolgiamo anche a tutti coloro che fino a pochi anni fa, facevano della questione palestinese un posizionamento indiscutibile e che oggi, nel panorama culturale della “destra”, o tacciono o fanno gli struzzi.
Sarebbe veramente imperdonabile essere arruolati, per ignavia o per interesse, in una imbarazzante “crociata” che dovrebbe essere rispedita al mittente insieme ai condizionamenti esercitati da Padrini e Padroni. Questo fa la differenza tra “ricattabilita’”e/o autonomia.
REDAZIONE KULTURAEUROPA