INTELLIGENZA ARTIFICIALE: UNA LETTURA DIFFERENTE

Tutti discutono di intelligenza artificiale, eppure in pochi, soprattutto nell’area di destra o nel c.d mondo dei conservatori riescono ad evidenziare i punti di forza di questa nuova tecnologia. La cosa ovviamente non stupisce, ma si da il caso che per evitare di restare intrappolati in logiche binarie e qualitativamente scarse va delineata una nuova rotta.

In molti  dicono di essere maggiormente a favore di un incremento di queste nuove tecnologie, quelli che invece da queste sono allarmati sono decisamente di più. A differenza di come si potrebbe pensare, la richiesta di prudenza, però, non è solo proveniente da destra, ma anche dal mondo progressista. Ciò a cosa è dovuto? Al fatto che di questo tipo di progresso per la prima volta a farne le spese non sono coloro che si occupano di professioni manuali, già da tempo immemorabile abituati a vedere sostituite le proprie abilità, ma chi esercita professioni intellettuali.

E le prime figure appartenenti a tale categoria che vedrebbero rimpiazzate le proprie competenze sono, a quanto sembra, i docenti della scuola. Chi ha cognizione della politica italiana e in generale di quella europea e occidentale sa perfettamente che uno dei maggiori canali propagandistici per la diffusione dell’ideologia marxista, liberal e progressista, oltre ai media e alla cosiddetta classe di intellettuali, ultimamente allargatasi con l’apporto dei c.d influencer, è proprio la scuola. Tuttavia, come insegna la storia, una certa egemonia, soprattutto quando parte da basi fallaci, con il tempo giunge al termine, cosa che si palesa quando chi è il detentore di un certo sistema manifesta atteggiamenti tirannici.

Al netto di ciò poi chiunque può constatare che i professori della scuola italiana, certamente non tutti, ma in molti sicuramente, quando non indottrinano gli alunni circa questioni come l’ideologia gender, l’immigrazionismo, la società multiculturale etc, si limitano a fornire loro niente di più che semplici nozioni. Il sapere viene impartito senza alcun principio organico, che conferisca effettivamente pienezza e senso profonfo alla vita scolastica del discente e renda lui prima di tutto un uomo, un futuro cittadino della sua nazione.

La storia, ad esempio, gli viene insegnata come mero susseguirsi di un tempo lineare, in virtù del quale molte epoche vanno viste come arretrate, nella migliore delle ipotesi, come oscure e criminali nella peggiore, affinché le giovani generazioni siano persuase a credere che l’uomo occidentale, o, meglio, l’uomo euopeo, da sempre il capro espiatorio del liberalismo e del marxismo, debba chiedere scusa a tutto il mondo per le sue eterne colpe.

La letteratura italiana viene studiata senza che ogni singolo autore, come invece sarebbe logico fare, sia calato in un determinato ciclo e senza che sia dato il giusto peso alla causa primaria che lo spinse a tirar fuori la propria genialità. Stesso dicasi per la filosofia e anche per il latino e il greco; la traduzione dei testi classici è già stata abbandonata da parecchio tempo, visto il proliferare delle traduzioni disponibili su internet, ma viene presa sempre meno seriamente.

Alla luce di quanto fin qui esposto, se un giovane scolaro in aula non assiste che a propagande che ha quotidianamente a disposizione sui social e nelle serie tv e a lezioni in cui gli vengono impartite nozioni che può tranquillamente reperire su internet, cosa può ostacolare il ricorso all’intelligenza artificiale, tenuto conto che già di per se all’istruzione si da un peso estremamente marginale visto che la società nella quale si vive è infarcita dalla propaganda del “vangelo ” dominante, consistente nel materialismo e nel consumismo?

In buona sostanza stiamo assistendo a due paradossi della società contemporanea: chi fin qui l’ha forgiata ora rischia di esserne la vittima principale; il meccanismo che appare come la sublimazione del modernismo, l’intelligenza artificiale, potrebbe invece rivelarsi come un utile alleato per invertire la rotta.

Trattasi ovviamente di un discorso potenziale e non bisogna sul punto essere eccessivamente ottimisti, dal momento che la grande incognita è: cosa farà la destra? Il rischio che anche in tal caso decida di adottare una politica di stampo reazionario, pur di difendere la forma, e non invece la sostanza dei valori tradizionali, oppure che, ipotesi ancor più drammatica, preferisca dire” se anche la sinistra ha paura, significa proprio che noi abbiamo ragione, esiste.

Tuttavia, essendoci soggetti validi culturalmente, ben consci dei grandi limiti che caratterizzano il mondo dei conservatori, nemmeno si deve far in modo di lasciarsi abbattere dal pessimismo. Se chi può intervenire percorre l’unica via utile a non subire la storia, bensì a forgiarla, ovvero una strada lastricata di pragmatismo, razionalità e principi tradizionali, sicuramente il futuro sarà migliore.

Il che è tra l’altro perfettamente coerente con la stirpe europea, la cui civiltà da sempre ha in sé la potenza della techne. Il discrimine non è quindi il suo aprioristico rifiuto bensì l’impegno a che essa non diventi mezzo di schiavitù per l’essere umano. L’intelligenza artificiale è quindi, potremmo dire, volendo usare una metafora linguistica, una vox media. Può essere degenere, infatti, ma può anche essere, se coltivata come spauracchio, un metodo per mutare l’attuale sistema educativo nelle scuole, salvo la volontà di assistere alla metamorfosi che comporti che esso negli anni a venire veda la partecipazione di macchine e non di docenti.

Ferdinando Viola

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