NOBILI GIUSTIFICAZIONI USATE DA ANIMI ABIETTI

Come accade da svariato tempo, in molti nella cosiddetta area perdono continuamente quelli che dovrebbero essere i reali riferimenti ed orientamenti e non fanno altro che ingrassare schemi consolidati di potere e ideologie alle quali credono di opporsi. L’ironia tragica di tutta questa situazione sta nel fatto che agiscono in tal modo in nome dell’ossessione di essere alternativi, di doversi distinguere a tutti i costi, vittime inconsapevoli di uno dei molteplici vizi dell’era contemporanea, ovvero l’amor vano di se, che comporta l’attitudine all’estremo individualismo e al dover fare le cose per dimostrare e apparire agli altri. Rileggendo Evola è chiaro che la propaganda contemporanea trova sugli italiani terreno fertile, essendo in loro più vivi che mai i vizi tipici “mediterranei” propri delle epoche decadenti.

Tale premessa si rende necessaria per analizzare un fenomeno che, da quando Hamas ha sferrato attacchi inaspettati ad Israele, si sta sempre più diffondendo, ovvero la presunta neutralità tra la causa israeliana e la causa palestinese. Numerosi sono coloro i quali rivendicano questa ipotetica terzietà. Tale tema è già stato da noi affrontato, tuttavia ci pare il caso di rianalizzarlo, in quanto vi sono dei punti nodali che meritano un ulteriore approfondimento, il primo concerne il “problema ” islamico e i fondamentalismi che ne conseguono.

Vi è chi, pur di giustificare, la propria ignavia e le giravolte conseguenti, dice di rifarsi ai gloriosi tempi della guerra di Lepanto. Non dovremmo sentirci costretti a rispondere a tale sollecitazione, se ragionassimo come alcune caricature; se infatti noi siamo rimasti, come loro sostengono, agli slogan e alle battaglie degli anni ’70, loro sono rimasti al sedicesimo secolo. Proprio perché la nostra natura e la nostra razza d’animo sono diametralmente opposte alle loro, ritenendo noi la storia dell’Europa sacra e i valori che la forgiano costantemente vivi, ciclicamente presenti e illuminanti la nostra battaglia, ci sembra altamente opportuno richiamare alla memoria quello che davvero è stata la battaglia di Lepanto.

In primo luogo va detto che, se anche fosse stata combattuta soltanto per questioni religiose, il sangue lì fu versato per impedire l’avanzata islamica in Europa non per distruggere l’Islam in ogni angolo dell’orbe terracqueo. Per essere abbastanza franchi, i combattenti di Lepanto non erano i precursori della Fallaci e dei suoi isterici seguaci. In secondo luogo, anche se il confronto può apparire ardito, i nemici dell’Europa li erano capeggiati dalla Turchia, potenza egemone dell’impero ottomano; oggi, evidentemente anche su questo dato l’amnesia regna sovrana, la Turchia è nella Nato e perfettamente rispondente alle logiche politiche occidentali.

Come terzo elemento, infine, e più importante, chi riduce nei ranghi di natura esclusivamente religiosa la battaglia di Lepanto si dimostra profondamente ignorante; il mondo occidentale, inteso come Europa, e il mondo orientale nel corso della storia numerose volte sono arrivati alle armi, cosa che dipende dal fatto che i loro modelli culturali e sociali sono differenti e periodicamente provano entrambi a voler rivendicare il primato.

Accadde per la prima volta in Grecia nel V secolo a.C, quando tutte le poleis si compattarono per fermare l’avanzata dell’impero persiano, eppure allora non vi erano questioni strettamente religiose che potevano essere causa di divisione, tenuto conto che il concetto di monoteismo sarebbe approdato in Europa circa cinque/ sei secoli dopo.

Ciò evidentemente ci insegna l’eroismo dei padri nostri ma al contempo che Oriente e Occidente non devono concepirsi come due entità aventi lo scopo di combattersi in eterno, in quanto ciascuna ha una parte che nel cosmo le è stata assegnata. Viceversa se tutto diventa motivo di battaglia per raggiungere una realtà uniforme, con che coraggio si contestano poi “gli esportatori di democrazia ” o gli esportatori della causa del proletariato?

E, visto che spesso si cita il fatto di dover andare avanti, possibile che chi tali parole ripete non si renda conto del fatto che rispetto all’epoca della guerra di Lepanto vi sono altri attori a livello geopolitico, come USA e sionismo, i quali non minacciano di dominarci e invaderci, ma già lo fanno da decenni, e, se la mentalità comune continua ad essere quella fallaciana, continueranno in eterno?

Vi è chi potrebbe obiettare che liberarsi dal dominio angloamericano e sionista non può voler dire esaltare l’islamismo, anche perché molti sono gli immigrati presenti in Europa, in ispecie quelli di terza generazione che, in nome dell’odio che provano per gli europei, creano scompiglio, commettono atti degeneri e perpetrano crimini propri di chi ha l’ambizione di dominare. Nulla di più giusto.

Se però questi vengono messi sullo stesso piano dei palestinesi, si attua un ragionamento che va contro i più elementari principi di logica. Chi di ciò non è convinto si ponga le seguenti domande: come può essere paragonato chi, nonostante viva in una prigione a cielo aperto da decenni, costantemente assediata da un esercito potente e spietato, non scappa e prosegue la battaglia nella speranza di garantire ai propri figli un futuro migliore a chi è discendente di chi abbandonò la propria patria e si trova a vivere in terra straniera sradicato dalla propria identità e tradizione? Non è in nome del sostegno a Israele che occidentalisti di ferro hanno propagandato le guerre salvifiche degli USA, a prescindere che il governo fosse democratico o repubblicano, per abbattere non i fondamentalisti ma i leader laici? Non è bizzarro che molti paesi fondamentalisti, come l’Arabia Saudita, siano spesso allineati geopoliticamente ed economicamente agli Stati Uniti e anche ad Israele?

Probabilmente alcuni sono intimoriti dal fatto che in seguito agli attacchi di Hamas molteplici comunità di immigrati abbiano commesso per le città europee una serie di azioni ostili; tuttavia, anche qui sorge spontanea una domanda: è la prima volta che accade o non è piuttosto un andazzo che dura da svariati anni e che quasi sempre prescinde dalla situazione mediorientale? Abbastanza logico è che chi semplicemente vuol creare scompiglio sfrutta ogni occasione possibile.

Come finale spunto di riflessioni ai teologi improvvisati, e a scriverlo qui è qualcuno che tutto è tranne che ammiratore dell’Islam e del monoteismo in genere, va rammentato che credere che i fondamentalismi come l’Isis o i talebani siano uguali ad Hamas, o, peggio ancora, che rappresentino l’Islam tout court, non significa soltanto essere degli analfabeti storici, visto che non esiste religione che abbia al suo interno tante correnti e divisioni quante ne ha l’Islam, ma equivale a credere che la cristianità sia rappresentata non dai cattolici, ma dai protestanti wasp e dai restauratori fondamentalisti.

Se a molti non è chiaro che alla base di certe sette islamiste vi è il letteralismo e la materializzazione della spiritualità, ovvero fenomeni degeneri che hanno toccato in forme diverse anche il mondo cristiano, significa che poco hanno compreso di quelli che dovrebbero essere i capisaldi dei principi della Tradizione, sempre più sbandierati e sempre meno compresi.

Ferdinando Viola

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