KLÉW. LA GLORIA

Jean Haudry (1934 – 2023), uno dei nostri punti di riferimento, tra i più grandi accademici e studiosi europei nel campo linguistico e archeologico della Civiltà, ha giustamente messo in evidenza che, per i popoli indoeuropei, dunque per i nostri antenati, si presentava come centrale l’Idea di una sopravvivenza attraverso la Gloria, la memoria positiva che l’individuo lascia ai propri discendenti di stirpe. La presenza attiva di una Visione del mondo superiore, gerarchica, collegata al Sacro e al Mito, prevale su ogni altro tipo di connotazione materiale, economicistica, legata al qui e ora e alla mera ricerca dell’utile. I valori irrinunciabili evocati si riferiscono alla Verità, alla Lealtà, alla Fedeltà. Tutto questo riguarda le quattro cerchie caratterizzanti lo spazio dell’uomo indoeuropeo: la famiglia, il villaggio, il clan, la nazione. In altri termini, la Gloria è strettamente connessa al trascendimento di quella dimensione individuale in cui, per contrasto, si disperde, nel nichilismo e nella inautenticità, la condizione esistenziale dell’individuo-massa a noi contemporaneo 

Proponiamo un passo da una delle principali opere di Haudry:

«La ricerca di una gloria imperitura o, più esattamente, “che non appasisce”, è conseguenza del fatto che la vita – che certo si ama e si desidera lunga – appassisce quando l’uomo, con la vecchiaia, perde il suo fluido vitale. Achille, che poté scegliere fra due destini, preferì una vita breve e gloriosa a una vita lunga e oscura, anche se amava la vita e non si faceva alcuna illusione sui piaceri dell’aldilà. Egli scelse però la sola forma desiderabile di sopravvivenza: la gloria che non appassisce. Questa immortalità aristocratica non è consentita a tutti: solo i migliori la conquistano. Costoro si rendono immortali, onorano la memoria degli antenati sui quali si riverbera la loro gloria e lasciano in eredità ai discendenti un patronimico glorioso che essi dovranno a loro volta onorare: noblesse oblige. Achille nell’Ade ha, come unico conforto alla sua triste condizione di defunto, la gloria del figlio; la gloria è la preoccupazione principale di tutta la stirpe.» (1)

REDAZIONE KULTURAEUROPA

  1. J.Haudry, Gli Indoeuropei (trad. it. di F.Sandrelli), Padova, Edizioni di Ar, 1999, p. 32.

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