Vivere nel mondo moderno senza farsi corrompere dalle degenerazioni e cavalcando la tigre, vuol dire innanzitutto comprendere cos’è che attanaglia sopra ogni cosa una determinata epoca; nel caso dell’epoca contemporanea è il virus della schiavitù, le cui caratteristiche sono ben diverse da quelle che generalmente le si attribuiscono.
A rendere l’uomo schiavo per natura non è la condizione dell’oppresso. Basti pensare ai numerosi esempi della storia e anche dell’attualità che vedono uomini che subiscono ingiustizie e vessazioni combattere eroicamente i propri carnefici, anche se sanno che non vinceranno. Lo schiavo per natura è colui che ama la sua condizione, pur lagnadosi. Le sue lamentele infatti non tanto derivano dalla volontà di riscatto, bensì dalla ricerca di condizioni migliori di vita servile.
Il punto più tragico del modus vivendi di questo tipo umano consiste nel deteriorarsi costante del suo carattere e del suo felice andar verso il baratro, rendendosene perfettamente conto e amando la sorte che gli toccherà perché perfettamente confacente alla sua natura inferiore e tellurica.
In un tale contesto egli trova conforto nel collettivismo grigio e amorfo, dai tratti mostruosi. La coscienza di massa è qualcosa che esiste e appartiene certamente alle sfere più basse ma può trovare rettificazione se sottoposta all’azione costruttrice di chi è ispirato dai principi spirituali. Invece il collettivismo dell’epoca contemporanea non è che il ricercare solidarietà nell’anonimato del gregge, il trovare una pletora indistinta, degli individui con i quali starnazzare in compagnia per sentirsi più forti.
Tale congrega trova alle volte una guida più carismatica, alla quale si affida, ma essa è rappresentata da un soggetto non superiore alla massa che si accinge a dirigere, se non nel fatto che semplicemente gode di una maggiore predisposizione al carisma, bensì perfettamente uguale ad essa che non fa altro che rincorrerla per accrescere il suo ego smodato.
Se invece vi fosse un tipo superiore ad interagire con questa massa, nel tentativo di rettificarne le devianze e mostrarle la verità delle cose e la reale alternativa alle degenerazioni, non farebbe una fine lieta. Sarebbe come il tale del mito della caverna di Platone che nel momento in cui si accinge a mostrare agli uomini, la cui mente è offuscata dalle ombre, la realtà, il mondo del sole, viene ucciso dagli uomini che stava cercando di aiutare.
Platone che usava il mito in funzione didascalica intendeva comunicare un dato di fatto incontrovertibile: gli uomini delle caverne non erano offuscati perché vivevano nelle caverne ma vivevano nelle caverne perché appartenenti ad una sfera di inferiorità dell’animo. Quella era la loro natura.
Tale insegnamento è evidentemente di agghiacciante attualità per l’epoca contemporanea, alla quale si attribuiscono alle degenerazioni la causa della decadenza e delle rovine, quando invece bisognerebbe operare il processo opposto. La diffusione dei virus che attanagliano la civiltà è favorita dalla materia tramite cui questi si trasmettono.
Questa conclusione è dimostrabile con vari esempi e l’avanzare degli anni la conferma sempre di più. Se si parla di mentalità borghese e americanizzazione, ci si lamenta di Soros, di Israele, di multinazionali etc. Lo fa anche il popolino, ma soltanto perché ripete un ritornello per lui perfettamente confezionato dal Fusaro e dal Paragone di turno; tuttavia in pochi si soffermano sulle attitudini che caratterizzano i soggetti che compongono questo miscuglio indistinto, che è fatto della stessa pasta di quelli che vede come fonte del male assoluto, priva però dell’intelligenza e della furbizia che serve per essere al vertice.
Essi dicono di odiare gli USA, ma non fanno che consumare nei fast food. Essi odiano l’imprenditore ricco, in quanto vorrebbero avere anche loro una Lamborghini e dei vestiti firmati. Essi vivono per lo straordinario pur di poter consumare e di avere i medesimi beni di consumo di cui gode il borghese benestante; questi contestano il sistema, rivendicandone la natura.
Il culmine di tale processo è ravvisabile in frasi arcinote e patetiche come “viviamo sotto una finta democrazia”; se il tiranno viene portato in stato di accusa non perché tiranno, ma perché fintamente tiranno, il potere ha inesorabilmente trionfato, in quanto ciò che vuole in primis è che i suoi sudditi ragionino con le medesime categorie e gli stessi criteri.
Soros ha dei sedicenti oppositori che sognano di avere i suoi soldi e che sono individualisti all’ennesima potenza. Gli USA vengono odiati da caricature che in verità attribuiscono all’americano medio un ottimo stile di vita, che vorrebbero avere anche loro.
Il green pass veniva contestato qualche anno fa da gente che voleva intangibili i propri diritti borghesi e costituzionali e che non si preoccupava minimamente degli abusi dello stato democratico, finché non intaccavano il suo orticello, se questi non venivano direttamente invocati come manna dal cielo.
Infine, per citare un ulteriore esempio, anche se ve ne sarebbero molti altri, oggi si accusa il governo Meloni di non contrastare l’immigrazione illegale. Ciò ha un fondamento di verità, ma oltre a denotare l’eccessiva fiducia riposta nelle campagne elettorali e nel sistema democratico, com’è ovvio, denota che anche il tema dell’immigrazione è visto come capro espiatorio e non come conseguenza di un sistema degenere.
Sia ben chiaro che questo non significa che non si debba tentare, a livello europeo, di ostacolarlo e arginarlo, ma contestualmente bisogna anche chiedersi cosa trovano gli allogeni quando approdano in Europa e in Italia.
Se come controparte trovano una plebaglia che non è animata da alcun principio di comunità, organicità, civiltà, consapevolezza e nemmeno dal più rudimentale senso di coscienza collettiva, ci si può sorprendere che culturalmente a tratti sembrino trionfare? Se giungono in un posto in cui i più si sentono eterni bambini o adolescenti, privi della volontà di creare una famiglia, come si fa a sorprendersi che numericamente gli europei corrano il rischio di scomparire ed essere sostituiti?
Alla luce di un quadro così desolante cosa occorre fare? Occorre che chi ha gli strumenti, chi consapevolezza ha della civiltà europea, chi possiede le doti intellettuali per farla rinascere cavalchi la tigre. E il modo migliore per cavalcare la tigre, lezione evoliana da tenere costantemente alla memoria, va di pari passo ad un altro motto, ovvero “odi profanum vulgus et arceo”.
Per restare in piedi bisogna in un quadro così desolante evitare quanto più possibile di avere contatti con il profano e le istanze della massa, in quanto una speranza di rettificarle allo stato attuale non può che comportare una corruzione dei tipi umani migliori, pur di non correre il rischio del linciaggio, come detto sopra in riferimento al mito della caverna di Platone.
Questo certo non significa isolarsi o vivere da eremiti, bensì conoscere le pulsioni peggiori del mondo moderno per tenersene alla larga e agire in modo quanto più possibile perfetto, che si confà alle idee olimpiche e spirituali, consci che se un giorno la civiltà trionferà, solo allora la plebaglia potrà essere rettificata e gerarchizzata, e che se invece la battaglia si perderà comunque si sarà vissuti appieno e in modo consono all’uomo migliore, vicino ai principi superiori. Metodi alternativi non esistono.
Ferdinando Viola
Ineccepibile