Correva l’anno 1951 quando, a Parigi, nacque la Comunità europea del carbone e dell’acciaio per volere dei francesi Schuman e Monnet, l’italiano Alcide de Gasperi e il tedesco Konrad Adenauer. Nata secondo i fondatori con l’intento di garantire stabilità economica e sociale al continente dopo la devastazione causata dalla Seconda Guerra Mondiale, nel corso degli anni si è evoluta sino a diventare, nel 1993, l’Unione Europea.
I sedicenti valori nobili sui quali poggiava questa istituzione sovranazionale, sono crollati inesorabilmente sotto quintali di realtà. Nei fatti l’Unione non è altro che un conglomerato informe di burocrazia e finanza, costruita sul sistema degradante e nichilista liberal-democratico, e assoggettata alla finanza internazionale in mano ai soliti noti.
Ma è davvero questa l’Europa-nazione? Quel sistema unipolare turbocalitalista è l’unica concezione possibile di Europa? Ma soprattutto, dobbiamo fare l’Europa-nazione? E se sì, perché?
Ovviamente non credo che l’Unione Europea sia l’unica concezione possibile di Europa, e soprattutto sappiamo che essa non è la rappresentante dei valori intrinsechi e immortali che hanno forgiato il Vecchio Continente, oramai stritolati e assoggettati in una morsa tra il marxismo-leninismo e capitalismo plutocratico d’oltreoceano.
Ora veniamo al secondo quesito, quello più importante: fare l’Europa-nazione sì o no? La risposta è inequivocabilmente SÌ.
L’Europa va intesa come un’unità di Destino fondata su due elementi inscindibili: il sangue e il suolo. Essi sono l’accezione più pura su cui si fonda la millenaria storia del Popolo europeo – perché di un solo Popolo bisogna parlare. I principi di aristocrazia, verticalità “dall’alto e verso l’alto” per usare le parole di Evola, l’eroismo, il senso di abnegazione e sacrificio, la devozione fanatica e radicale per la propria terra e il proprio popolo, nonché il rifiuto categorico del becero materialismo, sono solo alcuni dei valori che hanno preservato il nostro popolo nel corso della sua storia.
Diverse correnti di pensiero si sono poste la missione di unificare totalmente o parzialmente il continente: da Napoleone ai panmovimenti, dalla rivoluzione tedesca del 1933 sino a Mosley, Romualdi e Pierre Drieu La Rochelle. Le più disparate e conflittuali posizione ideologiche sono state prese in considerazione al fine di unificare i popoli europei: Cristianesimo positivo, neopaganesimo, Destra radicale tradizionalista, Rivoluzione conservatrice, Sindacalismo nazionale e Rivoluzione Fascista e Nazionalsocialista.
Alla fine poco importa in quali declinazioni si è cercato di dare vita al Imperium. L’Europa, quale entità metafisica, è la rappresentazione spirituale di Yggdrasil, l’albero del mondo ricorrente nelle mitologie indoeuropee di epoca precristiana; le dottrine volte ad esprimere la Sua grandezza sono per tanto l’aratro e la spada che seminano e difendono i suoi frutti. La forza dell’Europa-nazione pertanto, è lo spirito di abnegazione che lega il Popolo europeo sia in maniera spirituale e sia in maniera biologica, la consapevolezza dell’appartenenza ad un determinato suolo e quindi una radicata concezione ruralista che combatte il nichilismo in questa era dominata dalla tecnocrazia, la nobilitazione dell’individuo come componente inimitabile all’interno di una realtà organica elitaria; tutto ciò al fine di realizzare il volere degli dei: l’unità di Destino europea.
Simone Paoloni