A cosa serve il salario minimo in una Nazione come l’Italia, dove la copertura della contrattazione collettiva è ai livelli massimi? Si rischia di ottenere ciò che si vorrebbe (in teoria) scongiurare: indebolimento della posizione dei lavoratori, lavoro povero, precarietà.
Il salario minimo non risponde ai problemi sulla qualità del lavoro: orari, organizzazione, welfare, previdenza, progressioni di carriera, valorizzazione delle competenze. Il lavoro povero dipende soprattutto da questo.
Dobbiamo lanciare una sfida che vada oltre il salario minimo: CCNL rinnovati a scadenza naturale, contrattazione per filiera, riconoscimento giuridico delle organizzazioni sindacali (Art.39), socializzazione delle imprese (Art.46).
Superiamo le politiche depressive!
REDAZIONE KULTURAEUROPA