In queste afose e tormentate giornate estive, cosa non proprio stranissima, visto che siamo in Europa del Sud e non alle Isole Lofoten, ma, a leggere l’informazione dominante, segno inequivoco del cambiamento climatico provocato dall’uomo, troviamo una notizia in linea con l’argomento evocato.
Si tratta della produzione di un film che, come titola un articolo di Francesco Borgonovo su La Verità di martedì primo agosto, “santifica” la nota a tutti eco-attivista svedese Greta Thunberg.
Niente di clamoroso, a prima vista. Il ricorrere a situazioni emergenziali sembra, infatti, essere il filo conduttore di questi ultimi anni, con tutte le devastanti conseguenze che conosciamo.
Niente di eclatante, se non che la pellicola “Greta e le favole vere”, risulta finanziata, alla grande, dalla provincia autonoma di Trento e dal Ministero della Cultura, retto all’epoca dal democratico Franceschini (390.000 euro erogati nel 2021; 1.353.571 euro nel 2022 in tax credit).
Denaro pubblico per la promozione artistica e per la libera espressione di contenuti necessari allo sviluppo civile? Ci permettiamo di esprimere qualche perplessità. Regista è Berardo Carboni, che deve la sua fama, come ricorda Borgonovo, ad una pellicola “ironica” ma “socialmente impegnata”, dal sapore vagamente freudiano, uscita nel lontano 2006: Shooting Silvio. È la storia di un gruppo di compagni, i quali si divertono ad immaginare modi diversi per eliminare fisicamente il capo del centro-destra. Ci si può domandare cosa succederebbe se oggi qualche artista dalla diversa collocazione politica, producesse un’opera analoga avendo come oggetto dell’azione Schlein, Boldrini o Saviano…l’elenco sarebbe lungo. Ma, si sa, l’odio, l’inciviltà e il cattivo gusto sono prerogativa esclusiva di tutto ciò che non si muove in termini “progressisti”.
Ma torniamo al capolavoro di prossima uscita. Dalle anticipazioni di stampa emerge un’apologia, peraltro poco originale, della citata Thunberg, presentata come un’eroina “che è riuscita a cambiare il mondo, portando al centro dell’attenzione i problemi ambientali e trascinando con la sua determinazione milioni di ragazzi”. Il lungometraggio veste la tipologia di una fiaba destinata a sensibilizzare sui rischi del cambiamento climatico, promovendo la cosiddetta “svolta green”, così cara all’attuale establishment. Esula ovviamente da questo breve intervento un’analisi della controversa questione ambientale e climatica. Non si vuole commettere l’errore di chi, senza alcuna competenza, si erge, a seconda dei casi, a climatologo, virologo, epidemiologo, vaticanista, geopolitico o esperto di strategie militari…
Pacatamente ci si limita ad osservare come l’atmosfera pseudoculturale del sinistrese politicamente corretto sia ancora in auge e viva grazie a continui e cospicui contributi pubblici, finanziamenti, prebende, rendite di posizione, nonostante la sua oggettiva lontananza dalla sensibilità generale e dal Paese reale. E, di conseguenza, si auspica un atteggiamento di discontinuità da parte dell’attuale ministro della Cultura. Qualcosa, in merito, poco a dire il vero stante il perdurare assurdo di una sorta di immotivato complesso di inferiorità, si è già visto, ma la strada da percorrere appare alquanto lunga e impervia…
Da anni ci siamo presi l’impegno di denunciare l’uso distorto e mistificatorio dei “media”, nel nome di un approccio critico alle varie e complesse problematiche che indubbiamente esistono e ci coinvolgono.
Tutto ciò alla luce di una coerente Visione del mondo, in grado di superare la stagnazione nichilistica della nostra epoca.
Giuseppe Scalici