C’è una scia di sangue ininterrotta che attraversa tutta la storia repubblicana italiana: una scia che segue i passi di una stagione politica centrista, corrotta, pilotata da potenze straniere in un’ottica di mantenimento dello status-quo.
Sangue che a partire dal 1943, dalle pulizie etniche e politiche che furono fatte da una fazione vincitrice ben precisa – quella antifascista – è rimasto silenzioso e senza giustizia. Una schiera fitta di uomini e donne finiti nel raggio di una bomba, nel mirino di un poliziotto, nell’imboscata assassina di criminali, mafiosi e purtroppo anche di giovani rivoluzionari ai quali possiamo perdonare – solo da pari a pari – i vent’anni e le passioni eroiche contro quello che era un grigiore diffuso ed istituzionale.
Non possiamo perdonare – proprio no – quelli che hanno coperto, depistato, chiuso in un cassetto le prove per viltà o tornaconto, quelli che tolto il fazzoletto hanno indossato la cravatta, quelli che abbandonata la coerenza hanno indossato le vesti dei peggiori moralizzatori, quelli che ora hanno il culo coperto e sono diventati editori, scrittori, attori, professori e hanno allevato nuove generazioni con ipocrisia e nostalgia dei loro “bei tempi”. Quelli, soprattutto, che non si sono mai impegnati, nemmeno lontanamente per cambiare la Nazione e hanno preferito la mediocrità borghese di una vita comoda e senza rischi, magari colorata di qualche spruzzo d’idealismo al solo momento di votare. Quelli, infine, che si sono arricchiti, hanno arraffato, hanno speculato sui morti, si sono dimenticati di costruire e alla fine hanno maturato il pensionamento.
Per quanto ancora copriremo con la segatura questo sangue? Per quanto ancora sarà possibile dire così spudoratamente bugie e false verità? Per quanto ancora l’Italia sarà abitata dai fantasmi di chi è stato assassinato due volte: prima dagli esecutori e poi dalla memoria collettiva imposta dagli stessi? Bisogna fare un’opera collettiva di verità e riabilitazione, anche quella di un’area politica che è stata perseguitata da magistratura e stampa pilotata. Narrazioni che non hanno reso alcun servizio a coloro che sono morti violentemente ed ora costituiscono un peso che porta gli italiani ad avere fiato corto, rancore e torcicollo rispetto alle sfide del presente.
Tutti questi morti aspettano ancora di essere liberati da questo limbo di non-morte. Lasciamoli andare, in pace, ma non senza giustizia. Non prima di aver detto a tutti la verità.
Sergio Filacchioni