Il “Salario minimo” ha una logica di tutela oggettiva nelle nazioni ad economia liberale e liberista classica, ove la struttura del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro è debole o largamente inesistente.
In Italia, dove la copertura della contrattazione collettiva è ai livelli massimi, il rischio concreto è proprio quello di destrutturare l’impianto contrattuale. Il CCNL infatti non si limita alla sola retribuzione, ma disciplina aspetti normativi di assoluta importanza, quali l’orario di lavoro, la sua organizzazione, l’eventuale sistema di welfare, la previdenza complementare, la progressione di carriera e gli aggiornamenti professionali, riduce i margini di precarietà e valorizza le competenze.
Il salario minimo rischierebbe in buona fine, di portare ad un indebolimento della posizione dei lavoratori, a vantaggio di quelle aziende che concorrono esclusivamente agendo sulla leva del costo del lavoro. Paradossalmente, esiste la possibilità di alimentare ciò che, in linea teorica, si vorrebbe contrastare, vale a dire il lavoro povero, che non dipende solo dalla paga oraria, ma dalle poche ore di attività e dalla precarietà dei contratti di lavoro.
La qualità della contrattazione collettiva è anche alla base della qualità dei contratti di lavoro individuali.
Dobbiamo invece lanciare una sfida tra “salario minimo” da una parte e CCNL rinnovati alle loro scadenze naturali, contrattazione di secondo livello e per filiera, riconoscimento giuridico delle organizzazioni sindacali, come previsto dall’articolo 39 della Costituzione.
Tutto questo con il fine implicito di implementare forme di partecipazione strutturata rispetto a forme di intervento che non necessitano alcun coinvolgimento dei corpi intermedi in genere e dei lavoratori in particolare, applicando in questo caso l’articolo 46 che prevede il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.
REDAZIONE KULTURAEUROPA
Le soluzioni da supportare sono tutte lì nella carta di Verona. Hanno ottanta anni ma nulla le ha scalfite perché il moloch da abbattere è sempre quello. Il resto è solo nomenclatura.