GIOVANNI GENTILE: ANTIDOTO AGLI ANTIEUROPEI

I sentimenti antieuropei – purtroppo per troppo tempo molto diffusi – e l’idea che le istituzioni europee siano la causa di ogni male, hanno avvelenato fin troppo la nostra area.

Mille sono le modalità per riparare ai danni, ma un antidoto eccezionale lo fornisce la filosofia di Giovanni Gentile.

Cosa designa esattamente la parola Europa? Una Civiltà? Sicuramente, ma anche di più, se pensiamo che svariate sono le civiltà sull’orbe terracqueo ma che è quella europea che contiene elementi di unicità in termini filosofici, spirituali e metafisici, che vanno ben oltre le peculiarità che distinguono ogni popolo, ogni comunità e ogni singola civiltà.

Chi è esattamenteGiovanni Gentile? Abituati a vederlo come il padre della filosofia fascista, come “il filosofo” per antonomasia, spesso inserito in sterili elenchi di cosiddetti “intellettuali di destra”, ai quali generalmente si ricorre per controbattere alla sinistra che accusa i suoi nemici di non avere una cultura e degli intellettuali di riferimento, in molti non ricordano la sua opera, le sue riflessioni, né la compiutezza dottrinale con la quale riuscì a redigere la migliore riforma dell’Istruzione dell’ultimo secolo.

Perché è giusto accostare il suo nome all’Europa? Lo è in virtù di un concetto filosofico essenziale, ovvero quello di Sintesi. 

Giovanni Gentile, da filosofo neoidealista, vedeva nella Storia la costante manifestazione dello Spirito, che si incarna in nobili principi e negli uomini che sono all’altezza di concretizzarli. Il processo costante dello Spirito viene di volta in volta attuato tramite la Sintesi, ovvero il superamento di una sintesi e un’antitesi in qualcosa di superiore e di organico, contenente quindi delle componenti che in precedenza si scontravano. Inutile negare che richiamando alla memoria ciò venga in mente la filosofia stessa del fascismo, di cui non casualmente Giovanni Gentile fu uno dei pensatori più importanti, se non il più importante.

Volgendo lo sguardo all’Europa, alla sua storia, alla sua arte e alla sua Civiltà, si ha la chiara manifestazione di cosa la Sintesi è stata in grado di creare. Cosa ha reso l’Europa la regina dell’arte, dell’architettura, della letteratura, della filosofia e del diritto? La sintesi di elementi che la sovversione di oggi spesso designa come contrapposti.

Leggendo l’Iliade si resta estasiati dalla bellezza dei versi e dall’accurata descrizione di ogni particolare, ma anche dall’eroismo, dal coraggio e dalle virtù olimpiche dei suoi protagonisti, dall’ammirazione della loro bellezza fisica e intellettuale e del loro ingegno militare. Il tutto rende inequivocabile che cultura intesa come arti auliche, intelligenza e profondità plasmano la magnificenza soltanto se in armonia con la forza e la virilità. Per realizzare le statue classiche sicuramente è servita la mano e l’ingegno di scultori, ma questi per cosa la adoperarono se non per la rappresentazione visiva e materiale della bellezza fisica e spirituale degli eroi?

Non è Roma la città eterna che infatti è illustre per capacità di dominio e doti belliche, ma anche per costruzione di edifici incrollabili e di istituzioni di diritto di estrema attualità? Non è la Germania la terra dei barbari, estremamente audaci e combattivi, ma anche delle fiabe che hanno educato intere generazioni di fanciulli e di filosofi come Hegel e Nietzsche? Cos’è il Sacro Romano Impero se non la sintesi della cristianità, del diritto romano e dell’arte militare germanica? 

Se pensiamo a Lepanto, alla cacciata dell’Islam dalla Spagna e a tutte le guerre che hanno visto l’Europa trionfante, siamo certamente fieri del sacrificio dei nostri avi, ma dobbiamo contestualmente notare che ciò che permise tutto questo fu sempre la costante e persistente unione di forza e anche di brutalità, ai massimi sistemi e alle più evolute forme di “cultura” in tutti i sensi. Cesare, Augusto, Carlo Magno e Napoleone furono grandi pensatori, dalle qualità intellettuali invidiabili, ma anche grandiosi strateghi e condottieri. 

Un excursus storico del genere va attuato perché si comprenda pienamente cosa serve all’Europa per rinascere e quali risposte si trovano in Giovanni Gentile e nella filosofia fascista. Il fascismo in tutte le sue dottrine, in tutte le sue azioni, sia a livello nazionale che geopolitico, sia negli intenti che si proponeva, ha agito in un senso pienamente europeo. I valori stessi che lo animarono, che furono contrapposti alle sovversioni che dilaniavano l’Europa, non possono essere compresi se non li si vede in una prospettiva europea. Il corporativismo in economia, quindi l’unione e l’armonia nelle differenze, non è una casualità che sia il prodotto della più audace, più originale, mediterranea ed europea delle idee, per l’appunto. Se questi sono i presupposti, logica conseguenza diviene il rifiuto di qualunque pulsione antieuropea, che purtroppo ha per troppo tempo influenzato la nostra area, esattamente come di tutti gli approcci mentali totalmente distruttivi, che nulla hanno a che fare con l’Idea, non casualmente connessi a chi odia l’Europa, che siano essi di difesa di un certo status quo, che siano di bigottismo spicciolo o di costante fatalismo e complottismo, che fanno esattamente ciò che rafforza il sistema.

I dibattiti, le contrapposizioni produttive, tutto quello che può creare una Sintesi va coltivato e rafforzato, ma prerequisito irrinunciabile è il fine che si vuole raggiungere.

Nessuna distruzione delle degenerazioni può avvenire se non si opera nel proprio contesto e in quello che è il campo naturale di chiunque sia autenticamente rivoluzionario, ovvero l’Europa.

Ed è proprio la memoria di Giovanni Gentile la chiave perché tutto sia rimesso nell’ordine giusto.

Ferdinando Viola

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