Non si può pretendere che l’Europa rimanga neutrale in questa guerra di aggressione che la Russia sta conducendo contro l’Ucraina e, al contempo, lagnarsi del fatto che gli ucraini si stiano indebitando nei confronti degli americani: sarebbe come volere la botte piena e la moglie ubriaca.
Gli ucraini, giustamente, avrebbero accettato l’aiuto da chiunque si fosse offerto di darglielo, e non si può dare loro la colpa per questo. In verità, l’aiuto glielo avremmo potuto fornire noi europei, inviando direttamente i nostri contingenti nel 2014 (e a maggior ragione nel febbraio del 2022), così da non costringerli ad accettare obtorto collo le ingerenze americane, ma soprattutto per mettere subito fine a questa guerra.
Al contrario, non soltanto per otto anni non abbiamo fatto nulla, ma da quasi un anno e mezzo obbediamo ossequiosamente alle direttive di Washington, che sono quelle di armare (senza “azzardare” iniziative al di fuori dei tavoli nordatlantici) l’Ucraina col contagocce, o comunque quel tanto che basta per tenere stabile la linea del fronte e prolungare un conflitto che si sta rivelando molto proficuo per gli americani.
Ovviamente, con questa guerra Putin ha rivitalizzato lo spauracchio russo e, di conseguenza, la NATO (di cui la Russia è il pretesto), spingendo così anche Svezia e Finlandia ad entrarvi.
Si tratta proprio di questo: la “neutralità” e l’immobilismo europeo, predicato da certi sovranisti e anti-NATO da tastiera, altro scopo non ha che quello di servire la strategia della Casa Bianca, perché ancora una volta ha indotto i Paesi europei a ridosso della Russia (vedi anche l’esempio fornito dalla Polonia) a convincersi dell’inaffidabilità europea e a contare sul supporto americano.
E ora potete pure tornare a fare il tifo per il macellaio russo, con la vana speranza che un giorno si stanchi di minacciare e bombardare solo ed esclusivamente gli Stati europei – come ha sempre fatto fino a questo momento – e che infligga un colpo anche agli Stati Uniti.
Roberto Dell’Arte