Cifra fondamentale della fase storica attuale è la lontananza, vissuta in termini di non consapevolezza, da ciò che è pienezza di senso e significato. L’uomo contemporaneo più che vivere, si lascia vivere, più che agire decade a soggetto passivo, conformista, consumatore e fruitore di ciò che il “mercato”, inteso sia in senso materiale sia in senso ideale, propina e impone. Lontananza, dunque, dalla propria essenza profonda e dalla propria identità, ridotta, anche questa, a merce deperibile. Si è smarrito il senso originario dell’Essere nella sua dimensione di eternità e immodificabilità. Non si è più in grado di vivere secondo rapporti d’armonia e di natura: rimane il dominio sulle cose, che possono venir prodotte, manipolate e, all’occorrenza distrutte. Questa la cifra del nichilismo.
Emanuele Severino (1929-2020), giustamente considerato l’ultimo dei filosofi greci, mette in luce, in termini decisivi, questo concetto:
«Le cose sono dominabili perché non sono definitivamente legate all’essere, ma oscillano fra l’essere e il niente, cioè divengono […] È in questa fede che si nasconde l’alienazione più abissale che può esistere nel tutto. La storia dell’Occidente cresce all’interno di questa alienazione abissale […] completamente nascosta alla coscienza che la civiltà occidentale possiede di sé stessa. L’essenza dell’alienazione non ha nulla a che vedere con le forme di alienazione denunciate dal pensiero, quali il distacco da dio, dalla natura, dalla coscienza morale, dal possesso dei mezzi di produzione, dalla normalità psichica, dalla verità definitiva, perché tutte queste denunce sono completamente immerse nell’essenza dell’alienazione.» (1)
Giuseppe Scalici
1. E. Severino, Legge e caso, Milano, Adelphi, 1979, pp.63-64