Da qualche tempo è ritornata in auge l’espressione di Pasoliniana memoria “il fascismo degli antifascisti”. Ora, questa frase riassume perfettamente la tendenza della destra a inciampare reiteratamente sull’equivoco.
Pochi giorni fa si è tenuto il Salone del libro a Torino e a far clamore sono state le contestazioni rivolte al ministro Roccella, che è stata costretta ad abbandonare il palco rinunciando alla presentazione del suo libro. Prontamente, si sono schierate le due opposte fazioni: chi accusa i contestatori di utilizzare metodi squadristi e chi invoca la democrazia in tutela del “libero dissenso”.
Certo fa sorridere, per usare un eufemismo, sentire gli stessi che hanno gioito per l’esclusione della casa editrice Altaforte dalla kermesse parlare di “libertà” e “dissenso”. Ma si sa, l’ipocrisia e la censura sono di casa nei salottini borghesi della “cultura”. Non c’è quindi da stupirsi se i figli legittimi dei vari scribacchini di regime, educati al cieco conformismo, si sgolino al primo “sussurro” fuori dal coro.
Ma se gli antifa, tra una figura clownesca e l’altra, hanno chiare le idee su chi sia l’avversario, non si può certo dire lo stesso della destra, che in ambito culturale brancola totalmente nel buio.
Prevale infatti quell’eterno complesso di inferiorità nei confronti della sinistra, il quale agisce inconsciamente spingendo ad utilizzare lo stesso linguaggio della controparte per ingraziarsela. Conseguenza di ciò è lo smodato utilizzo del termine “fascista”, utilizzato per identificare il cattivo della situazione anche quando il “fascismo” non c’entra assolutamente nulla. E diciamocelo, Pasolini qualcosa di condivisibile l’avrà anche detto, di certo però il concetto di “fascismo degli antifascisti” non ha alcun senso, perché ogni parola ha un suo significato dipendente dal contesto in cui viene utilizzata. Già partendo da questo assunto elementare, si capisce che l’espressione è un ossimoro fine a se stesso.
Essendo questi i presupposti, penso che la destra al governo continuerà ad annaspare dietro alle pretese della sinistra, poiché pur essendo liberale, pur essendo conservatrice e pur avendo nello statuto la clausola antifascista, non sarà mai abbastanza “buona”.
Una domanda però sorge spontanea: i giovani militanti di FdI accettano tutto ciò senza alcun rimorso di coscienza? L’orgoglio è stato messo completamente da parte nella speranza di ottenere una comoda poltrona?
Un consiglio spassionato è quello di appendere giacche e cravatte, perché forse è arrivato il momento di “Esser-Ci” e far sentire le vostre voci, altrimenti potete continuare a scusarvi in eterno sperando in un perdono che non arriverà mai.
Michele Ferrandis
Non abbiamo nulla di cui scusarci anzi dovremmo chiedere una revisione storica e culturale, dovremmo altresì pretendere le scuse per tutte le menzogne sentite che hanno ridisegnato la storia a loro immaggine per proprio tornaconto, dovremmo chiedere che siano accessibili ai cittadini gli accordi di resa pretesi, magari cosi la finiremo di chiamare gli americani liberatori, 80 anni dopo sono ancora qui con più armi e soldati di noi sul suolo italico. Nell’articolo si paventa che le scuse sono già state fatte, mentre le scuse ormai fuori tempo massimo le meritavano quei pochi che per l’onore sono rimasti al loro posto.