MAFIA E ANTIFASCISMO. NON FU “LIBERAZIONE”

Il Ministro Piantedosi dichiara di aver commemorato il 25 Aprile a Castelvetrano perché “nella Liberazione c’è lo spirito della lotta alla Mafia”, equiparando la “lotta” al nazifascismo alla lotta alla Mafia.

Ora, noi siamo un sito culturale, quindi lontano dalle beghe della politica politicante, e non ci sfugge affatto l’uso di queste dichiarazioni che palesemente tendono a smarcarsi dalle strumentalizzazioni della sinistra resistenziale, però…

C’è un “però” storico al quale non si può sfuggire, se non alterando la Storia ad uso e consumo altrettanto strumentale, e questo è un torto che non va fatto soprattutto alle giovani generazioni.

Ora, in modo molto sintetico, è vero proprio il contrario di quanto sostiene Piantedosi. 

È acclarato storicamente come l’OSS (il controspionaggio americano dell’epoca) arruolò numerosi boss mafiosi incarcerati negli USA, perchè scappati dall’Italia fascista, per favorire lo sbarco alleato in Sicilia del Luglio 1943. Tra questi Lucky Luciano ed altri.

È altrettanto acclarato che, a sbarco avvenuto, in cambio furono insediati nelle amministrazioni comunali delle principali città siciliane numerosi mafiosi, che nei decenni successivi hanno fatto il bello e cattivo tempo nell’ambito della Repubblica italiana, assicurando tramite i voti in loro possesso la continuazione del predominio mafioso nell’Isola, ma non solo, visto che la presenza mafiosa si è espansa a Roma e al Nord Italia sin dagli anni 50, in diversi ambiti amministrativi e politici di non poca rilevanza.

Negli anni sessanta, noti per il boom economico, l’abusivismo edilizio e gli appalti dati “agli amici degli amici”, ha connotato tutte le principali città italiane che ancora risentono di questo scempio che ha compromesso lo sviluppo di intere aree urbane e l’assenza di servizi sociali degni di un paese europeo.

Parallelamente, si consolidò negli anni seguenti quella “zona grigia” che ha visto Stato e Mafia molto vicine, anche perchè la mafia ha sempre lavorato per conto terzi, visti i precedenti citati del 1943, e di volta in volta ha svolto il “lavoro sporco” per americani e altri, con il silenzio-assenso dello Stato, come ebbe a scrivere Leonardo Sciascia che capì, da scrittore brillante qual’era, che l’intreccio era molto profondo e complesso.

E poi vennero i “cadaveri eccellenti”: Mattei, Sindona, Calvi, Moro, Dalla Chiesa, solo per citarne alcuni e più noti…Tutti cadaveri dove l’intreccio tra Stato, Mafia e altre “presenze” non era concorrenziale bensì complementare.

Dulcis in fundo, anche ciò che accadde nel 1992 con gli attentati di “mafia” e gli omicidi di Falcone e Borsellino non è affatto chiaro, ma che sullo sfondo di questa Repubblica aleggi dal 1943 la presenza di un coacervo di “forze” e “poteri” che in qualche modo si è fatto “Stato”, è un dato di fatto storicamente difficile da negare. Insomma, a conti fatti e soprattutto stando alla Storia di questa Repubblica, le affermazioni del Ministro, sembrano alquanto azzardate.

Tanto dovevamo per le necessarie precisazioni storiche.

REDAZIONE KULTURAEUROPA

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