RIVOLUZIONE 5.0: UN’OCCASIONE PER L’EUROPA

Mentre il dibattito politico europeo è incentrato sulla lotta tra i favorevoli ed i contrari alla carne sintetica e alle farine di insetti, nell’immediato futuro – per alcuni aspetti già presente – ci troveremo dinnanzi all’ennesima rivoluzione industriale, la 5.0.

Il progresso tecnologico, specie nell’ultimo decennio, è apparso assolutamente inarrestabile e accelerato come non mai.

Quella che stiamo vivendo è senza dubbio l’era in cui si susseguono – e si susseguiranno – più rapidamente dei cambi di paradigma economici e sociali dettati dall’avvento di tecnologie sempre più innovative e anche invasive.

Allora, anziché arrendersi alla logica reazionaria del “tornare indietro” ad un mondo che non potrà riproporsi più e alla religione della tecnica materialista, parimenti dannose, si pensi a Cavalcare la Tigre “evoliana”.

Questa nuova Rivoluzione Industriale – e le tecnologie che l’accompagnano – porta con sé tematiche nuove da trattare, oltre a spunti su cui formulare idee per una società che si distacchi definitivamente dal modello consumistico dell’homo oeconomicus, messo in piedi dal duo capitalista-marxista ottocentesco.

Temi che l’Europa deve fare in fretta ad approcciare, ragionando organicamente e da Nazione, se vuole garantirsi sovranità e primato mondiale nel futuro.

Si tratta della prima volta nella storia in cui una rivoluzione industriale, se sfruttata con sapienza, potrebbe essere veramente incentrata sull’Uomo anziché al solo aumento della produttività.

Internet delle Cose, edge computing, modelli di economia circolare, energie pulite, digitalizzazione della PA, sicurezza e legislazione dei dati: non sono termini di cui aver paura o da rifiutare a priori, ma sovrastrutture da edificare sui nostri pilastri fondanti, quelli sì eterni ed immutabili.

È un’altra occasione che la Storia offre all’Europa per tornare a primeggiare sul mondo, pena il rischio di essere fagocitata e distrutta definitivamente dagli interessi esterni, multinazionali, americani o cinesi che siano.

Cristiano Mazzonello

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