Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo per aumentare la produzione industriale di microchip, chiamato European Chips Act.
43 miliardi d’investimenti pubblici e privati con l’obiettivo di arrivare al 2030 con una quota europea del 20% di produzione mondiale, raddoppiando l’attuale percentuale relegata al 9% di un mercato globale dominato dai Paesi asiatici e dagli Stati Uniti.
“Questo ci consentirà di riequilibrare e proteggere le nostre catene di approvvigionamento, riducendo la nostra dipendenza collettiva dall’Asia”, ha affermato il commissario per il mercato interno Thierry Breton.
In Italia il primo stabilimento dovrebbe sorgere a Catania, anche grazie al via libera della Commissione europea sugli aiuti di Stato che consentiranno un investimento da 292,5 milioni di euro a favore della società italo-francese STMicroelectronics, proprietaria del futuro stabilimento ad alta tecnologia. Il progetto dovrebbe essere ultimato nel 2026 “quando partirà la prima linea di produzione integrata di wafer epitassiali di carburo di silicio su scala industriale in Europa”, si legge nel via libera della Commissione.
Il Chips act europeo è la risposta anche all’iniziativa da 52 miliardi di dollari lanciata dagli Stati Uniti, dove sono già in fase avanzata i lavori per l’ampliamento degli impianti di produzione.
Una risposta decisa per arrivare a una fondamentale sovranità tecnologica del vecchio continente.
Pierpaolo Cicciarella
Perfetto, a mio parere.