“THE DUELLISTS”, UN CAPOLAVORO ISPIRATO DA CONRAD

Onore, coraggio e lealtà nella pellicola diretta da Ridley Scott ispirata al racconto “Il duello” di Joseph Conrad.

Nella Francia napoleonica il tenente degli ussari Armand D’Hubert (Keith Carradine) è inviato dal generale Treillard al fine di rendere noto lo stato d’arresto al suo pari grado Gabriel Féraud (Harvey Keitel), responsabile del ferimento in duello del nipote del sindaco di Strasburgo. Féraud, infastidito e impegnato in un incontro galante con la nobildonna Madame de Lionne, chiede soddisfazione a D’Hubert. Quest’ultimo nel duello è ferito a un avambraccio, ma lo scontro termina con un nulla di fatto. Féraud dichiara di voler affrontare ancora una volta D’Hubert finché non avrà soddisfazione, mentre D’Hubert richiede al generale Treillard una commissione d’inchiesta che però, a causa del sopraggiungere della guerra, non avrà seguito. Il dottor Joaquin, amico di D’Hubert da lui inviato a curare Féraud, sa che ci sono tre motivi per evitare di battersi nuovamente: la lontananza, la differenza di grado e lo stato di belligeranza della nazione.

Negli anni successivi, la vita dei due ufficiali si intreccia con le vicende di Napoleone e della Grande Armée. Obbligati dal codice d’onore, sono tenuti a duellare ogni volta che le circostanze lo consentono, ma senza mai riuscire a porre fine al duello. Anche l’ulteriore confronto tenutosi durante la ritirata dalla Russia è senza esito: D’Hubert e Féraud non esitano a fare fuoco contro alcuni cosacchi, anteponendo lo scontro tra nazioni a quello personale, secondo le norme disciplinari e le regole dell’onore. Con il rientro di Napoleone in Francia dall’esilio all’Isola d’Elba, Féraud decide di seguire nuovamente Bonaparte, invece D’Hubert rimane fedele a Re Luigi, da poco salito al trono. Dopo la sconfitta nella battaglia di Waterloo Féraud cade in disgrazia e, come tutti i bonapartisti rimasti, è arrestato, mentre D’Hubert continua la sua carriera nell’esercito monarchico e ottiene il comando di una brigata.

La questione d’onore tra i due, tuttavia, non è ancora risolta. Venuto a conoscenza della prossima condanna a morte dell’antico rivale, D’Hubert si reca personalmente dal ministro della polizia Joseph Fouché affinché il nome di Féraud sia cancellato dalla lista dei condannati. Féraud è rimesso in libertà ma è costretto a vivere sotto la sorveglianza della polizia; nonostante ciò, contatta segretamente D’Hubert tramite i suoi secondi per lo scontro finale.

Il duello sarà idealmente la conclusione di quello interrotto in Russia: si svolgerà con pistola e con due colpi a testa. Féraud esplode a vuoto i suoi colpi, mentre D’Hubert ne spara solo uno, potendo così disporre della vita del rivale. L’interminabile duello, per anni senza esito, ha finalmente termine. D’Hubert dichiara morto Féraud e questi sarà costretto rispettare la sua volontà, in ottemperanza alle regole del codice d’onore. Da questo momento le strade dei due uomini si separano per sempre.

Cento minuti da rivedere quasi come fosse la prima volta, o da non perdere nel caso che la pellicola non sia stata vista ad oltre quaranta anni di distanza dalla sua prima proiezione nelle sale cinematografiche.

Fabio S. P. Iacono

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