Esce nel 1968, anno delle cosiddette contestazioni globali contro il “sistema”, ma, in realtà, manovrate dall’alto e finalizzate a stabilizzarlo, L’arco e la clava di Julius Evola. Si tratta di una raccolta di saggi che indagano, dal punto di vista tradizionale, svariati aspetti, sia teorici che legati al contingente contesto politico, sociale e culturale.
Filo conduttore è la lucida constatazione della natura decadente, nichilista e rinunciataria del mondo moderno occidentale, che ha smarrito il riferimento “normale” a principi ideali di ordine superiore, sia per quanto attiene alla politica ufficiale degli Stati democratico-liberali, sia per quanto riguarda il singolo individuo, ormai ridotto a cosa fra le cose, a fruitore edonista quanto acritico di ogni stimolo imposto dalle oligarchie dominanti. Un individuo che vede come naturale una vita del tutto inautentica, fatta di abitudini, materialismo e bassi istinti.
Proponiamo uno stralcio tratto da uno dei saggi evoliani, dal titolo inequivoco: La razza dell’uomo sfuggente. Si tratta di un testo che sembra anticipare la nostra età “liquida”, della “post-democrazia”, della “post-verità”.
Ciò che appare urgente e ineludibile è riuscire a superare, dopo averla compresa e sconfitta in noi stessi, questa situazione di stallo esistenziale.
“Fin dai tempi antichi è stata riconosciuta l’analogia esistente fra l’essere umano e quel più grande organismo, che è lo Stato. La concezione tradizionale dello Stato – concezione organica e articolata – ha sempre rispecchiato la stessa naturale gerarchia delle facoltà propria ad un essere umano in senso completo, nel quale l’elemento fisico e somatico è retto dalle forze vitali, queste obbediscono alla vita dell’animo e al carattere, mentre al vertice di tutto l’essere sta il principio spirituale e intellettuale, ciò che gli stoici chiamavano il sovrano interiore, l’egemonikon.
A tener presente queste idee ogni democrazia si presenta manifestamente come un fenomeno regressivo, come un sistema nel quale ogni rapporto normale è invertito. L’egemonikon è inesistente. La determinazione avviene dal basso. Manca ogni vero centro. Una pseudo-autorità revocabile al servigio di ciò che sta in basso […] corrisponde, secondo l’indicata analogia, ad una situazione che nel caso di un essere individuale sarebbe quello di una mente e di un principio spirituale che esistessero ed avessero la loro ragion d’essere unicamente come esponenti dei bisogni e della corporeità, al servigio di essa […]
Il risultato è il diffondersi di un tipo labile e informe, di quella che si può ben chiamare la razza dell’uomo sfuggente […] Il tipo di una simile razza non solo è insofferente per ogni disciplina interna, non solo aborre dal mettersi di fronte a sé stesso, ma è anche incapace di ogni serio impegno, di seguire una linea precisa, di dimostrare un carattere. In parte egli non lo vuole; in parte, non lo può.” (1)
(1) J. Evola, L’arco e la clava, Milano, Vanni Scheiwiller, 1968, pp.15-16.
REDAZIONE KULTURAEUROPA