Giacinto Auriti (Guardiagrele, 10 ottobre 1923 – Roma, 11 agosto 2006) fu giurista e professore di diritto noto per aver elaborato la Teoria del valore indotto della moneta. Spesso dimenticato e preferito ad altri teorici del “sovranismo monetario”, il professore originario di Guardiagrele rientra a pieno titolo tra i più lucidi e qualificati esponenti del pensiero economico e sociale della Terza via. Vediamo il perché.
Lo Stato organico nella concezione auritiana
Convinto sostenitore della società organica, nella fondamentale opera «L’occulta strategia della guerra senza confini» Auriti afferma: «per noi Società non è mito, ma l’insieme degli uomini vivi, legati dal rapporto organico, cioè legati da una finalità». È palese, pertanto, che lo Stato non debba più essere concepito come un corpo estraneo, un “fantasma giuridico”, bensì come un tutt’uno con la coscienza dell’uomo e del cittadino (in interiore homine). Ecco che Giacinto Auriti getta fin da subito delle solide basi allo scopo di (ri)definire i legami profondi tra Stato, Istituzioni e cittadini. Queste premesse costituiscono un collante sostanziale con il principio della Terza via secondo cui lo Stato funge da promotore dell’interclassismo divenendo di conseguenza carne e sangue della nazione non più identificabile come semplice apparato burocratico.
Auriti e il reddito di cittadinanza
Nel corso degli ultimi anni il termine “reddito di cittadinanza” è stato impiegato come sinonimo di “reddito minimo” o “reddito di sussistenza”. Difatti, vi è stata una mistificazione terminologica da parte di una precisa e ben nota forza politica che ne ha svirilizzato l’originaria portata contenutistica secondo la quale la moneta, all’atto dell’emissione, nasce di proprietà dei cittadini ed in quanto tale deve essere accreditata a ciascuno di essi senza alcuna distinzione sotto forma di reddito di cittadinanza. Questa prospettiva nasce sulla base della Teoria del valore indotto della moneta di Giacinto Auriti. Il valore indotto è il potere d’acquisto della moneta ovverosia la quantità di beni e servizi che con essa si possono acquistare. Di conseguenza la moneta è sia misura del valore (Aristotele), sia valore della misura. Per cui, con il vero reddito di cittadinanza in un colpo solo verrebbero risolti: il problema della conflittualità contrattuale perché il lavoratore, generalmente considerato parte debole, si libera dai bisogni di prima necessità accettando il contratto senza costrizione alcuna; il problema della robotizzazione del lavoro perché attribuendo al cittadino-lavoratore un reddito monetario, questi potrà comprare i prodotti dei robot a causa della riduzione dei costi realizzando una politica di deflazione monetaria. Tutti assunti rientranti senza ombra di dubbio nella tradizione della Terza via e che Auriti ha saputo ben affrontare nel corso della sua attività accademica e di divulgazione culturale.
L’Idea Partecipativa in Auriti
Infine, non possiamo esimerci dal ricordare che Giacinto Auriti colse pienamente la portata della sfida partecipativa scindendola sotto una duplice prospettiva. Sul piano micro-economico, per mezzo della partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili d’impresa. Dal punto di vista macro-economico, sostenendo la necessità di garantire al cittadino una quota di reddito del capitale amministrato dallo Stato. Il tutto secondo il motto proclamato da Papa Leone XIII nell’enciclica Rerum Novarum «tutti proprietari e non tutti proletari», il quale identifica l’essenza del concetto di proprietà di popolo come Terza via tra il concetto di proprietà di stampo marxista e quello di stampo liberale.
Si tratta di pensieri di ampio respiro che valicano i confini nazionali e per tale ragione perfettamente collocabili nel panorama della società europea. Ad ogni modo, in queste poche righe, sono stati enunciati brevi ma necessari incipit volti a delineare le esistenti convergenze tra la forma mentis auritiana e quella risalente alla Terza via. Inoltre, grazie all’opzione partecipativa auspicata da Auriti, verrebbe messo in piedi un nuovo modello economico e sociale in grado di dare concretamente delle risposte ai problemi della società contemporanea. Tutti presupposti mediante i quali il mondo del lavoro tornerebbe ad assumere un ruolo di primordine.
Francesco Marrara
Grande Auriti ! Potrebbe giovare anche un confronto coinvolgendo nell’esame P.L.Zampetti (la società partecipativa) e Chesterton (Distributismo).
Ho scoperto per caso la figura di Auriti ed ho approndito le sue teorie sul sito http://www.simec.org che raccoglie molti suoi documenti. Anche se morto, il suo retaggio è passato ad altri come Fabio Conditi (www.monetapositiva.it) che ha sostenuto in Parlamento l’istituzione dei crediti fiscali cedibili a chiunque che equivalgono a moneta da cui è scaturito il meccanismo del Superbonus 110%. Il più grande errore della Meloni è stato sopprimerlo…esso ci avrebbe assicurato la sovranità economica nonostante i regolamenti monetari della BCE perché si incunea nelle fattispecie non regolamentate dai trattati di istituzione dell’Unione Europea.