LA PAX NECESSARIA TRA GIAPPONE E COREA DEL SUD

Tra Tokyo e Seul recentemente non sono mancate tensioni. La Corea del Sud infatti ha rotto il patto firmato nel 2015 dalla presidente Park Geun-Hye con il Giappone intorno alle “comfort women” coreane, che, durante l’occupazione coloniale giapponese fino alla Seconda Guerra Mondiale, furono strappate alle loro famiglie per servire le forze armate del sol levante. Quattro anni fa Seul ha ritenuto le riparazioni di guerra dI Tokyo insufficienti. 

Distendere i rapporti con il Giappone è tuttavia uno degli orientamenti del governo Yoon in politica estera. Nella primavera del 2022 una delegazione del ministero degli Affari Esteri è volata a Tokyo al fine di confermare l’intento del governo verso questa direzione. 

Dal canto suo Tokyo aveva invece escluso la Corea del Sud dalla lista di Paesi a cui poter esportare componenti chimiche necessarie alla realizzazione di semiconduttori, mentre Seul aveva minacciato di abbandonare l’accordo di intelligence sharing GSOMIA con Tokyo. Recentemente però i ministri degli esteri hanno dichiarato la sospensione di tali limiti alle esportazioni, e sono al via negoziazioni per rimuovere del tutto le restrizioni giapponesi. 

Si tratta di una razionalità necessaria, probabilmente originata dal duello tecnologico e geopolitico tra estremo occidente ed estremo oriente, Cina e Stati Uniti. 

Corea del Sud e Giappone sono infatti due attori di rilievo intorno alla produzione dei semiconduttori nella competizione sino-americana. Ecco dunque la distensione delle relazioni economiche tra Seul e Tokyo in tale  campo. Le aziende coreane e giapponesi non sono dirette concorrenti per la produzione industriale in oggetto, ma quelle giapponesi sono in vantaggio per quanto riguarda la catena dei processi produttivi. 

Il Giappone sarà indirettamente danneggiato dalla flessione delle esportazioni verso la Cina, e la normalizzazione economica tra Corea e Giappone risulta oggi necessaria. 

La pax tra i due paesi è stata immediatamente salutata a Washington come “un importante passo volto ad allentare le storiche tensioni tra Seul e Tokyo”. Gli U.S.A. infatti si sono sempre impegnati a distendere i rapporti tra i due loro alleati nell’estremo oriente. La strategia americana in Asia si basa sulla cooperazione trilaterale con queste due nazioni. 

Una soluzione negoziata dai due alleati di loro spontanea volontà e senza il coinvolgimento diretto di Washington, non può che ottenere l’approvazione dei rappresentanti diplomatici e politici americani. Per gli Stati Uniti, infatti, uno scenario caratterizzato da una distensione delle tensioni tra Tokyo e Seul rappresenta un’opportunità preziosa per poter “arruolare” gli alleati in iniziative di cooperazione trilaterale tese a fronteggiare congiuntamente il pericolo rappresentato da Pyongyang e da Pechino. 

In Corea, l’iniziativa dipenderà molto dalla capacità di Yoon di convincere l’opinione pubblica: al momento, parte della popolazione sembra contraria al suddetto orientamento, mobilitandosi nelle aree metropolitane. Ciò rischia di minare il capitale politico dell’attuale amministrazione che, secondo gli ultimi sondaggi, gode di un indice di gradimento altalenante. 

Alla luce degli incentivi geo-economici di tale strategia, è possibile tracciare una linea pragmatica da parte di entrambe le parti nell’attenuare i dissidi a favore delle necessità tecnologiche e commerciali delle imprese giapponesi e coreane. 

Infatti, oltre al già annunciato ritorno territoriale completo alla grande madre Cina neocomunista dell’isola post-nazionalista di Taiwan, anche gli anelli tecnologici e industriali che formano la catena di montaggio dei preziosi microchip di Taipei sarebbero destinati ad essere annessi da Pechino.

Fabio S. P. Iacono

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