La sinistra ha paura, e quando vede minacciati i propri storici centri d’egemonia rispolvera vecchie strategie.
E così, dopo i fatti di Firenze, abbiamo sentito gracchiare le cornacchie del sistema, pronte a mistificare la realtà e a ricamare quella nera trama a loro così cara e mai passata di moda.
Da copione, una rissa diventa “aggressione squadrista premeditata” e gli aggressori le vittime, il tutto condito con una dose abbondante di moralismo patetico. Non basta venga dimostrato con i fatti che le cose siano andate diversamente, non bastano le testimonianze dei presenti, conta solo la narrazione strumentale.
Chiaramente ciò di cui stiamo parlando non è nulla di nuovo, conosciamo bene il vero volto dell’antifascismo militante, così sin dagli inizi. Tuttavia è lampante una certa esasperazione dei toni che, se portata agli estremi, potrebbe sfociare in episodi ben più gravi di una scazzottata.
Questo perché nel nostro Paese ci sono tanti gruppi che nella forma si rifanno a una certa tradizione di estrema sinistra, ma che in sostanza non producono nulla a livello culturale e politico, il cui unico fine è riversare le proprie frustrazioni su chi invece cerca di costruire qualcosa.
Li abbiamo visti sgattaiolare fuori da quei tuguri che chiamano centri sociali quando, impunemente e senza vergogna, hanno vandalizzato (di notte, ndr) le mura di alcune sedi di vari movimenti non conformi di Roma, arrivando a infangare la memoria dei militanti caduti sotto la violenza antifascista, bruciando la corona d’alloro dedicata a Paolo Di Nella e rovinando il murales in onore di Francesco Cecchin. Atti vili, che denotano lo spessore di questi nostri “avversari”.
Ovviamente il tutto è stato filmato e postato sui social, con tanto di fiera rivendicazione. Perché, “rivoluzionari” e “contro il sistema”, ma con il beneplacito dei media e dell’intero sistema culturale, che li protegge e li tratta con i guanti di velluto.
Non a caso le minacce di morte e le odi alle foibe pronunciate a gran voce nelle manifestazioni di Firenze sono state liquidate come “espressione di qualche minoranza”.
Ragazzi che frequentate scuole e università, ma non solo, davvero permettete a questi esseri privi di spirito, così addomesticati e coccolati dal sistema dominante, di farvi la morale? Permettete che vi si dica com’è giusto fare politica?
Alzate la testa, elevatevi, guardate verso l’alto e siate espressione di volontà, risvegliate in voi quel sentimento puro e atavico che è la ribellione giovanile.
Non abbiamo bisogno di patenti morali elargite da vecchi presidi, rettori e insegnanti pseudorivoluzionari che rivivono i “bei tempi andati”.
Il domani appartiene a noi!
Michele Ferrandis