ESTERI E GEOPOLITICA

KALININGRAD, UN “RESIDUATO BELLICO” CHE PREOCCUPA L’EUROPA

Nel corso del conflitto tra Russia e Ucraina si sta sviluppando una situazione particolare nell’exclave russa di Kaliningrad. 

Intanto partiamo da cos’è Kaliningrad. Si tratta di un Oblast russo, confinante con Polonia e Lituania, ora interamente inserito geograficamente nel territorio dell’Unione Europea, dopo l’allargamento dei Paesi Membri del 1° maggio 2004 quando sono entrati nell’UE, tra gli altri, appunto la Polonia e i tre Paesi che si affacciano sul Baltico. 

Storicamente, quest’area apparteneva al Regno di Prussia (e a tutte le sue declinazioni giuridiche), ma quando nel corso del secondo conflitto mondiale l’Armata Rossa avanzò verso Ovest, la popolazione tedesca residente a Konigsberg scappò e i russi trovarono una terra da occupare.

Oggi, quindi, abbiamo un’intera provincia di origine tedesca, ormai totalmente russa, all’interno dell’Europa, che rappresenta un’estensione strategica proprio per la Federazione Russa, che nonostante la disgregazione dell’URSS è riuscita a mantenere il controllo anche su questo sbocco sul Baltico (altrimenti quasi assente, se non per l’affaccio russo sul Golfo di Finlandia).

È chiaro che la particolarità della sua condizione giuridica ha reso e rende impossibile per il governo russo il controllo del territorio dell’Oblast secondo i dettami della cultura russa: fino al conflitto russo-ucraino le frontiere erano ovviamente aperte, o comunque facilmente attraversabili per i lavoratori e anche gli scambi commerciali non hanno quasi mai incontrato problemi nonostante l’attraversamento di un confine che si può tranquillamente definire piuttosto delicato.

Ebbene, tutto è cambiato dopo il 24 febbraio dello scorso anno.

Infatti, per quanto possa essere un territorio russo con una gestione più “occidentale”, dopo lo scoppio della guerra con l’Ucraina i rapporti con i Paesi NATO che circondano Kaliningrad non possono che essere cambiati. 

Citavamo prima il Golfo di Finlandia, unico diretto sbocco russo al mare dalla parte occidentale dei suoi confini. Ebbene, in seguito all’attacco russo, l’Estonia ha deciso di chiuderne l’accesso alla Federazione russa, isolando San Pietroburgo e conseguentemente anche Kaliningrad. 

Va notato che gli approvvigionamenti all’exclave dalla madrepatria hanno due origini: marittima, (dal porto di San Pietroburgo) e terrestre (tramite il Corridoio di Suwalki, un tratto di terra che corre sul confine tra Polonia e Lituania che consente i passaggi in treno tra Kaliningrad e la Russia senza dei reali impedimenti burocratici). Se l’Estonia ha bloccato il passaggio via mare, la Lituania, da parte sua, ha bloccato proprio quest’ultimo corridoio via terra. 

Questa situazione creerà ovviamente non pochi problemi, sia diplomatici (certamente provocherà reazioni da parte del Cremlino), ma anche di vita quotidiana dei cittadini, dalle limitazioni alla distribuzione dell’elettricità e del gas (che arrivano dai Paesi confinanti in orbita NATO) fino a quelle di beni su cui l’UE ha posto l’embargo (in realtà è un embargo parziale).

Il Corridoio di Suwalki e lo stesso Oblast di Kaliningrad rischiano quindi di assurgere nuovamente alla cronaca e diventare snodi geopolitici di primo piano in questo conflitto.

Una guerra che non accenna a placarsi, ma che al contrario pare restare in un perenne stato di tensione.

Andrea Borelli

Lascia una risposta