La selva oscura dei diritti sindacali, ha registrato l’ennesima pagina estremamente divertente, non fosse che dimostra i limiti del sistema sindacale italiano in danno ai lavoratori e alle imprese.
Tra il 12 e il 19 gennaio, il tribunale di Milano e il tribunale di Bologna, si sono trovati a dover decidere di una situazione spinosa, e applicando la legge in maniera ottimale hanno dimostrato, ove ce ne fosse bisogno ancora, che il sistema sindacale italiano e i rapporti tra sindacato, lavoratori, mondo del lavoro, ha dei limiti profondi.
Conosciamo tutti la polemica per la firma del CCNL tra Assodelivery e UGL Rider, polemica approdata in tribunale. Non entriamo nella valutazione dei contenuti del nuovo contratto nazionale di UGL, perché il problema di fondo alla fine non è il contratto, ma il sistema di bilanciamento delle forze sindacali, che inevitabilmente porta a giudicare tutte o quasi tutte le iniziative, non con la lente dell’obiettività, bensì con la faziosità propria dei regolamenti tra bande.
Nella sezione lavoro del tribunale di Bologna, il Giudice ha giustamente accolto il ricorso della CGIL per condotta antisindacale, obbligando la società firmataria del contratto con UGL a non applicare assolutamente tale contratto ai lavoratori. La motivazione di fondo è che il contratto nazionale firmato da Assodelivery e UGL Rider manca della necessaria rappresentatività nella parte di UGL. Di fondo, non si può applicare un contratto nazionale, seppur interessante e fatto nella necessità di normare la materia, se questo contratto è firmato da un sindacato minoritario e quindi con poca rappresentatività.
Rimane da sottolineare anche che rappresentatività, a volte, non vuol dire giustizia, obiettività, ma questo è un altro argomento.
Dicevamo che il Giudice di Bologna ha accettato il ricorso della CGIL, statuendo che il contratto firmato da UGL non aveva i criteri legali minimi per essere accettato ed applicato ai lavoratori. Dopo questa prima vittoria, il sistema sindacale ha mosso i suoi passi sul terreno della Class Action, istruendo un ricorso davanti al tribunale di Milano praticamente sulle stesse basi precedenti: una lesione dei diritti dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali più rappresentative del settore. Il problema è che il giudice milanese ha rigettato la richiesta a prescindere e in maniera legittima senza entrare nel merito della causa, ritenendo il soggetto sindacale inidoneo a tale azione per mancanza di un preciso riconoscimento amministrativo. In poche parole il sindacato non è ammesso a proporre una Class Action assieme a formazioni e associazioni politiche, associazioni professionali, associazioni datoriali, per mancanza della personalità giuridica.
Ora, come accennato in apertura, al netto delle polemiche sindacali sulla maggiore o minore rappresentatività, della polemica interna tra sindacati di varie sigle che non sarà certo l’ultima, ma è sicuramente l’ennesima dimostrazione di un limite della struttura sindacale italiana, e occorre sottolineare che, il sindacato, non ha la necessaria rappresentatività per proporre azioni fondamentali come la Class Action. Cioè il sindacato può firmare contratti nazionali, può proporre, organizzare, e realizzare scioperi, si propone come controparte e come consulente del Governo, ma non ha le necessarie prerogative giuridiche per tutelare i lavoratori in sede giudiziale.
I lavoratori possono difendere i propri interessi solo in prima persona.
Un limite del sistema? Un limite storicamente voluto dagli stessi sindacati? Un problema di obiettività e giustizia? La risposta meriterebbe un approfondimento molto lungo, probabilmente un insieme di tutti gli elementi citati, che hanno però come unico risultato, quello di evidenziare una insufficienza profonda del sindacato che vuole sfidare e risolvere i problemi del lavoro nel nuovo secolo.
A voler essere puntigliosi, qualcuno questo problema lo aveva sempre evidenziato proponendo e a volte realizzando anche una soluzione, ma si sa, molte volte chi vede lontano, cercando di essere obiettivo al di la degli interessi di bottega, diventa una insopportabile Cassandra con tutto quello che ne consegue.
Gianluca Passera