Londra, 1952. Mentre la città tarda a riprendersi dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, il burocrate Mr. Williams è costretto ad affrontare la sua esistenza dopo aver scoperto di essere malato terminale.
Settanta anni dopo, lo scrittore giapponese naturalizzato britannico Kazuo Ishiguro, premio Nobel, decide di riproporre, nelle vesti di sceneggiatore, quella pellicola in bianco e nero per farne una storia ambientata nel Regno Unito del 1953, coi suoi gentlemen con ombrello e bombetta, e vuole per il personaggio principale Bill Nighy.
Ed ecco “Living”, con il consenso degli eredi di Kurosawa, che apprezzano Ishiguro e la sua capacità di cogliere l’essenziale.
Quasi fotocopia nella narrativa, Living è una pellicola che ricrea il tempo, di cui ripropone le “cromature” dell’anima derivate dai filmati di repertorio.
Risalta ancora di più in questo intenso paesaggio urbano il grigiore di questi “gentlemen”, che prendono il treno tutti alla stessa ora, da pendolari, per andare a lavorare nella City Hall del municipio londinese. Mr. Williams, il capo anziano, non si mescola agli altri impiegati, che lo salutano con deferenza e un pò di ironia, sempre un passo indietro, ma poi si trovano tutti nella stessa stanza fumosa, arredata con pile di carte e di fogli trascurati inevasi. Ancora oggi, talvolta, assistiamo alla superficialità inerte della burocrazia tra un ufficio e l’altro e il cittadino viene disorientato in modo acefalo tra gente che attribuisce ad altri le sue competenze, ma nella Londra di mr. Williams questo continuo rimpallo di responsabilità è un vero e proprio sistema.
Rispetto al film di Kurosawa, nella pellicola diretta con razionalità e buon metodo da Oliver Hermanus le nuove generazioni non sono già assuefatte alla macchina, e anche se alla fine sembra che ne accettino le regole, sono ben consapevoli che qualcosa deve cambiare per poter effettivamente vivere, e non sopravvivere come il povero mr. Williams. Che inizierà a farlo solo quando scoprirà di essere prossimo alla morte.
C’è un afflato di speranza in più in questo film elegante, c’è la straordinaria prova di Bill Nighy, che ha alle spalle una lunga carriera (sul set da oltre 40 anni) e che, dopo esser stato utilizzato per lo più come caratterista, diventa protagonista. Per il ruolo è stato candidato al Golden Globe e non è da escludere anche una nomination all’Oscar. Ne apprezziamo non solo l’intensa mobilità del viso, lo sguardo “parlante” e la naturalezza con cui riveste i panni di “mr. Zombie”, ma anche il modo di recitare mai forzato, l’uso della voce, delle pause, la verità con cui riesce a dare vita al personaggio.
Per apprezzare al meglio la performance di questo veterano, nonostante l’estrema professionalità dei doppiatori italiani, sarebbe opportuna, come per tutte le pellicole, la visione in lingua originale con sottotitoli in lingua italiana.
Rispetto alla pellicola di Kurosawa, Living ha una durata più breve. Il giovane regista sudafricano si prende qualche licenza fuori dall’originale, ma rimane comunque la dimostrazione che alcune storie si possono anche proporre nuovamente in modo originale.
Le riprese principali sono iniziate a Londra nel giugno 2021. Il film ha avuto la sua prima nel gennaio 2022 in occasione del Sundance Film Festival. Nel settembre 2022 è stato presentato fuori concorso alla 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. La distribuzione nella sale britanniche è iniziata dal mese di Dicembre 2022, ed è attualmente in programmazione nelle sale italiane.
Pellicola da non perdere, estremamente letteraria, influenzata anche dalla novella di Lev Tolstoj “La morte di Ivan Il’ič”.
Fabio S. P. Iacono