Se volessimo riassumere il mondo moderno in una sola parola, questa sarebbe “economicismo”: vero morbo onnipervasivo dei tempi nostri.
Impregnati della dottrina di Marx (l’economia viene prima di tutto) e di Stuart Mill (è buono ciò che è utile), i cervelli moderni sono diventati totalmente incapaci di elaborare un pensiero senza filtrarlo con l’economia.
Ormai non riescono neppure a esprimersi senza reiterare estensioni di parole economiche: quante volte avete sentito parlare di “patrimonio” ambientale, di “bilancio” politico, di “capitale” sociale, di “risorse” umane?
Se i moderni non hanno più caste come quelle indiane è perché le hanno tutte ridotte a una sola: quella dei mercanti.
Secoli di economicizzazione hanno ridotto l’umanità a un branco di vaishya che pensano la vita come una gigantesca sessione di bilancio in cui le uniche cose che contano sono la massimizzazione dell’utile e il soddisfacimento dei propri bisogni (il più delle volte voluttuari) materiali. Ogni altro calcolo, che non abbia per propria misura un più o un meno di denaro, appare secondario e ininfluente.
Nulla a che spartire con la solenne autonomia del brahamano, che, silente, giudica che l’unico sacrificio sensato sia quello rivolto al divino.
Roberto Dell’Arte