La partita in gioco in questi anni tormentati è molto rilevante.
Il futuro assetto dell’Italia e dell’Europa dipenderà molto da come ci si posizionerà nei prossimi mesi nel mondo della globalizzazione e degli imperialismi.
L’aggressione russa all’Ucraina ha accelerato tutta una serie di vertenze che giacevano da tempo irrisolte: la questione energetica, quella militare e quella politica, che l’Europa dovrà per forza di cose affrontare molto prima di quanto si prevedeva a Bruxelles e nelle cancellerie europee.
L’Italia può certamente giocare un ruolo in questa partita e dare un contributo all’Europa che verrà, a patto di avere un Esecutivo forte e che abbia un senso di marcia e di direzione.
Anzitutto, un Esecutivo che ponga finalmente mano alle urgenti riforme che attendono da decenni di essere varate.
Bisogna modernizzare la Nazione, sia dal punto di vista delle infrastrutture che sul versante della digitalizzazione e della formazione all’utilizzo delle nuove tecnologie.
Si deve porre mano alla riforma delle agenzie di collocamento, alla formazione che sia rispondente all’esigenze del lavoro moderno.
Si devono porre in atto i meccanismi di partecipazione dei lavoratori previsti dall’art.46 e dalle Direttive comunitarie, per uscire finalmente dalla logica rivendicativa al ribasso che vede nel costo del lavoro e nella precarizzazione giovanile l’unica leva sulla quale agire per essere competitivi.
Si deve finalmente porre mano alle riforme in materia fiscale, della giustizia e dell’apparato amministrativo, che decenni di compromessi e di rinvii hanno ridotto ad un vetusto retaggio borbonico.
Riforme che servano a disarticolare il potere clientelare e corrotto che da lungo tempo condiziona la vita amministrativa ed i servizi pubblici.
In tutto ciò l’Italia deve riacquistare il suo ruolo geopolitico europeo, con un’attenzione al Mediterraneo ma senza dimenticare il rapporto necessario con i players europei per concorrere allo sforzo di rendere l’Europa finalmente un soggetto politico e militare.
Un ultima considerazione la vogliamo spendere sulla Cultura, campo che come progetto abbiamo particolarmente a cuore: occorre volontà e formazione per proporre un’alternativa culturale nei fatti. Non sognata, né immaginata, ma reale, che si colleghi con la realtà e sappia declinarla con i canoni dell’eredità della millenaria civiltà europea, le cui radici serviranno come linfa per il futuro.
Questo, però, necessita dell’approccio strategico per comprendere che la Cultura è Potere, anzi è il vero Potere che dura negli anni e su questo concetto saper investire in mezzi, risorse e creatività.
Lo spazio oggi di certo non manca…
REDAZIONE KULTURAEUROPA