Prometheica giunge al suo quarto numero e rilancia, inserendo nuove rubriche e ampliando il raggio delle sue collaborazioni, anche internazionali, sempre con lo stesso obbiettivo: non costruire una chiesa prometeica, non dar luogo a un nuovo dogmatismo, ma mettere in campo una palestra di idee, se è il caso anche parzialmente dissonanti tra loro nelle sfumature, ma tutte animate dalla volontà di andare più avanti ancora.
Il primo intervento di questo volume è un corposo saggio di Adriano Scianca sul filosofo tedesco Peter Sloterdijk e sul suo concetto di antropotecnica. Sloterdijk diede scandalo, anni fa, per aver esplicitato uno dei grandi rimossi di questa epoca: il fatto che le biotecnologie pongono l’uomo moderno di fronte a una sfida epocale, in cui egli dovrà compiere una decisione su se stesso. Jürgen Habermas e buona parte del bel mondo intellettuale europeo se ne ebbe a male, ma il tema è quanto mai attuale. E forse proprio per questo agita i sonni dello spirito del tempo.
Il secondo saggio in scaletta è un originale, brillante, controverso articolo di NIMH, uno degli animatori del collettivo prometeista francese Rage. NIMH intende fondare il prometeismo sulle leggi della termodinamica e basa il suo intervento su un’argomentazione stringente e avvincente. Il lettore non faticherà a individuare nel testo gli elementi dissonanti rispetto alla visione del mondo che anima Prometheica, o almeno con quella condivisa dai suoi elementi fondatori: l’esponente di Rage tesse infatti le lodi del tecnocapitale e ha un’impostazione fondamentalmente liberale e occidentalista, benché identitaria, oltre a nutrire nei confronti di Elon Musk decisamente più ammirazione del dovuto. Tutto questo non impegna in alcun modo Prometheica, ovviamente. Ma, nel panorama stagnante che regna nel mondo intellettuale, anche in quello che si vorrebbe «anticonformista», ben vengano voci originali, con punti di vista non scontati e trame concettuali brillanti come quelle che potrete leggere nel saggio di NIMH. Che cento fiori fioriscano, tanto per citare un capo di Stato che non fu né liberale né occidentalista…
Di seguito, il professor Francesco Ingravalle affronta una delle mancanze sottaciute dell’Unione europea, anche da parte dei suoi critici abituali: quella relativa alla mancanza di un unico Stato sociale. La lotta alle diseguaglianze sociali dovrebbe infatti essere un elemento fondativo – oltre che un fattore regolativo – dell’Europa. Ma il welfare state esige prima la presenza di uno… «state». Cioè di una compiuta unità statale, cosa che l’Ue ancora non è.
Sempre di economia, ma in una chiave diversa, parla invece il contributo di Andrea Anselmo, che intende tracciare le grandi linee di una possibile «economia prometeica» e di un approccio innovativo alla gestione delle risorse. Anselmo si distanzia, è appena il caso di dirlo, dall’approccio luddista e apocalittico oggi in voga, ma critica anche un certo, presunto «politicamente scorretto» capace di opporre solo un gretismo rovesciato, un elogio dello spreco e dell’inquinamento contro l’isteria da global warming. Oltre gli opposti fanatismi, va riscoperta, in modo assolutamente prometeico, la risorsa centrale e inesauribile su cui basare il nostro avvenire: la creatività umana.
Francesco Boco ci porta invece nel «labirinfo», ovvero nel dedalo dell’informazione e degli algoritmi, in cui la libertà umana sembra venir meno. Un panorama da incubo? Può darsi. O almeno l’incubo è solo uno degli esiti possibili. In ogni caso, la fuga di fronte alla realtà non è contemplata. Urgono categorie ed etiche per attraversare anche il labirinfo.
Al termine del presente volume, inauguriamo una nuova rubrica, dedicata alla recensione di libri, dischi, film, riviste o serie tv meritevoli di attenzione. Un modo per marcare ancora più stretto l’immaginario dell’epoca e fornire interpretazioni più agili all’abitante smarrito della postmodernità.
PROMETHEICA