Sono iniziati da pochi giorni i mondiali di calcio in Qatar e non sono mancate le tante polemiche che già avevano caratterizzato la vigilia di uno degli eventi sportivi più importanti al mondo.
Partiamo innanzitutto dall’ambigua assegnazione dell’evento: Sepp Blatter, presidente della Fifa al momento della designazione della sede nel 2010, disse che la scelta del Qatar fu “un errore”. Un errore su cui pende anche lo scandalo corruzione, dal momento che diverse inchieste hanno rivelato un giro di tangenti che avrebbe di fatto spianato la strada all’assegnazione al paese mediorientale.
Ma l’errore più grande, o per meglio dire, l’orrore più grande, sono state le migliaia di morti sul lavoro (si stimano per difetto 6.500 deceduti) causate da turni infiniti sotto al sole cocente estivo, assenza dei dispositivi di sicurezza sul luogo di lavoro, condizioni fatiscenti e pericolose negli alloggi dove venivano ospitati gli operai.
In questo clima di grande imbarazzo, in cui viene oscurato o imbavagliato chiunque provi a far emergere tale scandalo, ci ha pensato l’attuale numero uno della Fifa, Gianni Infantino, a rincarare la dose di vergogna durante la conferenza stampa di presentazione: “Per quello che noi europei abbiamo fatto negli ultimi 3.000 anni dovremmo scusarci per i prossimi 3.000 anni, prima di dare lezioni morali agli altri. Queste lezioni morali sono solo ipocrisia”. Dichiarazioni che evidentemente tentano, invano, di nascondere le atrocità qatariote. Accusando chi? Il popolo europeo, reo di aver criticato corruzione e violazione dei diritti umani.
No caro presidente Infantino, noi europei non abbiamo nulla di cui scusarci.
È proprio grazie a noi europei se oggi siamo il mondo sviluppato che ha fondato le proprie radici sul diritto, l’arte, la letteratura, la scienza e anche lo sport. Non sarà di certo questa infame propaganda autorazzista a eliminare millenni di storia e lo spirito prometeico che ci ha sempre contraddistinto nel corso dei secoli. Non sarà questo atteggiamento patetico di sottomissione morale a farci credere di dover chiedere scusa.
Noi, in questi 3000 anni, abbiamo fondato la civiltà e continueremo a farlo anche nei prossimi 3000.
Pierpaolo Cicciarella