“Date solidarietà povero Aboubakar Soumahoro, date solidarietà”. Questa era in sintesi il succo della trasmissione “In onda”, condotta su “La 7” domenica 20 novembre da quei campioni di giornalismo d’inchiesta e di democrazia che corrispondono a Concita De Gregorio e David Parenzo. Molti di voi si chiederanno: ma chi ca…volo è questo Aboubakar al quale dovremmo fornire tutta questa solidarietà. Ve lo diciamo subito, è un parlamentare eletto per la prima volta lo scorso settembre nella lista di “Alleanza Verdi e Sinistra” in virtù delle sue vigorose battaglie condotte contro lo sfruttamento dei migranti e del loro lavoro essendo stato anche lui vittima di tali comportamenti prima di dedicarsi alla politica corpo ed anima. Tanto per capirci è l’uomo che si è presentato alla Camera dei Deputati, il giorno in cui è stata riaperta dopo le elezioni, con un grosso paio di stivaloni neri pieni di fango ai piedi per sottolineare come quello sia l’elemento distintivo di chi sfrutta la manovalanza clandestina. Peccato che, proprio pochi giorni dopo, sua moglie e sua suocera sono state coinvolte in una inchiesta della Procura di Latina su due cooperative di cui erano responsabili. Tutto parte da una denuncia del sindacato Uiltucs che parla di lavoro in nero, sfruttamento di minori, false fatture e mancati pagamenti da circa due anni. Certo tutto da provare ma è abbastanza insolito che venga candidato alla camera chi, probabilmente, non avrà responsabilità personali, sebbene pare strano non sia a conoscenza di quanto avviene in famiglia.
Andiamo per gradi e raccontiamo subito chi erano gli ospiti della trasmissione. Oltre ai due conduttori e ad un disinvolto Soumahoro al dibattito partecipavano, in nome dell’equilibrio politico e della libertà di stampa, Luca Sofri e Paolo Mieli. Cerchiamo di fare l’analisi del sangue a tutti i presenti.
Concita De Gregorio inizia la sua carriera a “Il Tirreno” nel 1985 ma tre anni dopo passa a “La Repubblica” dove resta per dieci anni fino a quando Renato Soru la chiama a dirigere “L’Unità”, il vecchio quotidiano comunista. Peccato che la redazione lo venga a sapere da una sua intervista a “Prima Comunicazione” uscita nel mese di luglio mentre la nomina avverrà solo il 22 agosto dello stesso anno contravvenendo tutte le regole sindacali. La sua avventura finisce tre anni dopo con il fallimento della società editrice, ma riesce a fare in tempo a ricevere, il 25 aprile del 2010, il Premio “Renato Benedetti Fabrizi” da parte dell’Associazione Nazionale Partigiani: Per lei comunque non sussistono problemi di lavoro perché, guarda caso, gli viene data la conduzione di un programma di cultura, “Pane quotidiano” su Rai Tre. Tornerà anche a collaborare con “La Repubblica” e, per non farsi mancare niente, dal 2021 conduce per l’appunto con David Parenzo la trasmissione “In Onda”.
David Parenzo è un altro di quei miracolati che passa in un baleno dalla politica al giornalismo, da segretario della Sinistra Giovanile di Padova a collaboratore de “Il Mattino di Padova” , “Il Foglio” di Giuliano Ferrara e Liberazione diretta da Sandro Curzi. Nel 2007 anche lui sbarca a “La Sette” dove partecipa al programma “Omnibus”. E’ talmente bravo che dopo l’esperienza de “La Zanzara” con Giuseppe Cruciani, sempre la solita Rai Tre non può farselo sfuggire e nell’estate del 2013 gli farà condurre la trasmissione estiva “La guerra dei mondi” che ad ottobre non verrà più ripresa per il basso indice di ascolti. A riciclarlo ci pensano le tv di Berlusconi, ma neanche “Radio Belva” su Rete 4 va bene e viene chiusa dopo una sola puntata. Non ci sono problemi, ci penserà l’amico Luca Telese a tenerlo con se nella redazione di Matrix nel 2013 e 2014. Dal 2015 torna a “La Sette” dove, con Tommaso Labate conduce sia “In Onda”, tutti i giorni, che “Fuori Onda” la domenica sera. Nel 2017 sarà affiancato da Luca Telese con il quale continuerà sino al 2021 quando subentra proprio Concita De Gregorio. Convive con la correligionaria Nathania Zevi, nipote di Tullia Zevi, ex conduttrice di Agorà su Rai Tre e dalla quale ha avuto tre figli.
Di Paolo Mieli e della sua brillante carriera si sa quasi tutto: l’Espresso a poco più di 18 anni, la Repubblica, direttore de “La Stampa”, del “Corriere della sera” due volte e via con il vento in poppa fino ad oggi che viene considerato lo storico della Rai. Di storico, in effetti, c’è solo la sua firma, insieme ad altri presunti intellettuali, del manifesto con cui si accusava il commissario Calabresi di essere il responsabile della morte dell’anarchico Pinelli. Il commissario Calabresi verrà assassinato sotto casa da un commando di Lotta Continua e Trenta anni dopo Paolo Mieli si pentirà di quella firma e chiederà scusa. Del resto lui stava in Potere Operaio, mica in Lotta Continua. La cosa strana è che non sapesse nulla delle attività di suo padre, il giornalista Renato Mieli, che entrato in Italia nel 43 al seguito delle truppe anglo-americane e fondatore dell’Ansa, era poi diventato uomo di fiducia di Togliatti, uomo del pci dal quale si distaccò nel 1956 dopo la rivoluzione d’Ungheria. Anche in questo caso saltò completamente la barricata tanto da diventare responsabile delle trasmissioni contro il comunismo realizzate per i paesi dell’Est grazie ai soldi dei servizi segreti occidentali. Entrò talmente nella parte che, nel 1965, lo ritroviamo fra i responsabili del convegno svoltosi all’Hotel Parco dei Principi, gestito dall’esercito italiano e dai servizi, sulla guerra controrivoluzionaria ed al quale parteciparono numerosi personaggi “considerati “ di estrema destra. Ma che strano, in famiglia evidentemente padre e figlio non si parlavano molto.
Luca Sofri: che dire è il figlio di Adriano Sofri il leader di Lotta Continua condannato a 22 di carcere in via definitiva quale mandante dell’omicidio del commissario Calabresi. Anche lui, come il padre, ha scritto sul Foglio di Giuliano Ferrara e sull’Unità.
E’ più che evidente che un simile consesso trovasse facile definire un complotto dell’estrema destra, sia a livello politico che a livello giornalistico, il fatto che la Procura di Latina indagasse sui presunti reati delle cooperative a capo delle quali erano la moglie e la suocera di quel novello Francesco d’Assisi che corrisponde a Aboubakar Soumahoro. In effetti leggendo gli articoli pubblicati qualche dubbio ci è venuto.
Partiamo dai titoli: “L’indagine dei carabinieri sui minorenni sfruttati e discriminati nelle coop della moglie di Aboubakar” “Noi siamo senza luce”. Il sommario è il seguente: “Le denunce raccolte dal sindacato Uiltics nei confronti delle coop Karibu e Consorzio Aid al vaglio della Procura di Latina. Una è gestita dalla suocera, l’altra dalla consorte del deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. A questa sono stati affidati progetti finanziati dalla Prefettura pontina e da altri enti”. Volete sapere qual è il fogliaccio di estrema destra che per primo ha sollevato questa vergogna? “La Repubblica” che, notoriamente, ha addirittura posizioni filofasciste, anche se nessuno lo aveva mai capito.
Un altro quotidiano ha scritto: “Pagamenti irregolari ai dipendenti e minori maltrattati nelle cooperative della suocera e della moglie di Soumahoro. Indaga la Procura”. Voi penserete ad una nuova edizione de “Il Popolo d’Italia”, il quotidiano diretto da Benito Mussolini. Ed invece no è “Il Fatto Quotidiano”, alla cui conduzione sono, per l’edizione cartacea, Marco Travaglio e, per quella online, Peter Gomez. Chi non conosce le loro posizioni reazionarie ed anti immigrazione che da anni portano avanti con battaglie coraggiose anche se non sempre comprese dalla maggior parte di chi li legge.
L’ultimo giornale che abbiamo preso in considerazione titola: “Minorenni sfruttati e discriminati nelle coop della moglie e della suocera di Aboubakar Soumahoro. La replica: “Solo falsità contro di me, ci vediamo in tribunale”. L’articolo inizia così: “L’elettricità e l’acqua sono state tagliate per molto tempo. Non c’è cibo né ci sono vestiti. Stavamo lavorando e poi ci hanno spostato in un posto di Napoli peggiore del primo e tutti quelli che lavorano qui sono razzisti. E’ solo una delle testimonianze arrivate… Gli inquirenti hanno già acquisito diversi documenti, oltre alle denunce fatte da minori al sindacato Uiltucs, tra cui gli screenshot delle chat tra i vertici delle coop ed alcuni lavoratori e la documentazione, sempre delle cooperative, trovata in dei cassonetti a Sezze, dove ha sede la Karibu”. Se voi credete che sia stato scritto su qualche quotidiano pubblicato dall’estrema destra, anche questa volta vi sbagliate. Si tratta infatti di “La Stampa”, l’ex quotidiano degli Agnelli attualmente diretto da Massimo Giannini, già vicedirettore di “Repubblica”, giornale più volte citato nel pezzo quale fonte primaria delle notizie riportate.
Ancora più dure sono state però le lettere che, su questo specifico argomento, sono state inviate sul sito online del giornale torinese. Ne ho scelto due perché sono indicative di come la gente comune abbia percepito il fatto. Scrive Paola61: ”Grave danno d’immagine comunque. Evidentemente i suoi consiglieri non sono abili: sempre troppo arrogante e aggressivo, sbaglia nei toni e nei bersagli, mostra ignoranza politica. Evidentemente non è l’unico, ma si è subito distinto. Anche ora, perché grida ed anticipa querele? Non si dovrebbero nominare i legami di parentela con sua moglie e sua suocera? Per ora nessuno l’accusa di nulla. Noto però che, molto preoccupato per la sua immagine, nulla dice sui minori che hanno presumibilmente subito un trattamento scandaloso ed illegale; è su questo che mi sarei aspettata che il campione degli ultimi si spendesse.”
A lei risponde maxunstoppable: “In quel senso fa esattamente come i radical chic di Capalbio, va bene difendere immigrati e sfruttati, ma solo fino a quando la questione non tocca direttamente gli strenui difensori, allora le priorità diventano altre e chissenefrega degli ultimi. La sua linea di difesa è semplice: non c’ero e se c’ero dormivo e se dormivo sognavo di non esserci”.
Ma allora perché la De Gregorio, Parenzo, Mieli e Sofri non hanno fatto altro che compiangere il povero Aboubarak vittima di un vergognoso attacco? Perché sono degli ipocriti pronti a scagliarsi contro gli sfruttatori del lavoro degli immigrati solo se hanno una precisa colorazione politica, se si viene a scoprire che, almeno moralmente, il responsabile di tutto questo viene considerato un paladino della sinistra radical-chic, allora subito a fare barricate, ad essere garantisti, a cercare la scusa che le coop non avevano ricevuto i finanziamenti, che il circo mediatico era iniziato a comando non appena gli stivali di Soumahoro avevano calpestato il pavimento di Montecitorio.
Ebbene non è così, i mancati pagamenti ci sono stati negli ultimi due anni, l’inchiesta ha visto la luce da diversi mesi, a Latina da tempo Aboubakar non è benvisto dagli stessi immigrati che si considerano traditi e fra le testimonianze contro di lui vi sono anche quelle di alcuni sacerdoti della Caritas in Puglia. Già nello scorso dicembre, questi accusavano il futuro parlamentare di Verdi e Sinistra, di aver fatto la sceneggiata di distribuire a Natale regali per bambini in un centro dove piccoli non ce n’erano quasi. Oltretutto ci chiediamo come mai, il buon padre di famiglia e protettore dei più deboli, non si sia mai accorto che se per motivi burocratici legati alla lentezza dello Stato, i giovani che lavoravano per le coop della famiglia non percepivano stipendio, vivevano all’addiaccio e quasi non mangiavano, la sua dolce metà poteva invece permettersi il lusso di indossare abiti firmati, borse, scarpe ed occhiali delle più costose case di moda. Non viveva con lui? Oppure in famiglia applicava la teoria delle tre scimmiette: “non vedo, non sento e non parlo”.
Pensiamo proprio di si, visto che la suocera risulta indagata per malversazione e la moglie, Liliana Murekatete più nota a Latina con il soprannome di “Lady Gucci” per gli abiti che portava e che il povero Aboubakar descriveva come una disoccupata Inps, risulta aver contratto un mutuo per l’acquisto di una villa nel quartiere romano di Casal Palocco.
Fortunatamente per lui stanno iniziando a schierarsi a suo favore le migliori persone del Paese, fra queste Roberto Saviano, al quale viene attribuito il ruolo di avergli fatto conoscere la moglie in una conferenza da lui tenuta proprio a Latina. Ma vediamo un messaggio di affettuosa solidarietà scritto al parlamentare di Verdi e Sinistra: “E’ una delegittimazione mediatica che si ripete sempre uguale quando qualcuno si batte per la tutela dei diritti delle persone più deboli. E’ un conto da pagare, quasi un effetto collaterale obbligato”. Vi chiederete chi è che si nasconde sotto questo fluente e commovente eloquio. Presto detto, l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, condannato in prima istanza a tredici anni e due mesi di carcere per le sue “particolari” politiche di accoglienza sui migranti.
Nel frattempo i capi del suo partito Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni e Luana Zanella, hanno dichiarato: “Rispettiamo questa scelta che, seppur non dovuta, mostra il massimo rispetto che Aboubakar Soumahoro ha delle istituzioni e del valore dell’impegno politico per promuovere le ragioni delle battaglie in difesa degli ultimi che abbiamo sempre condiviso con lui”. Chissà quanto si sarà pentito Angelo Bonelli, il leader dei Verdi che, nei giorni scorsi, aveva affermato: “Ho compiuto una leggerezza“.
Si sa, a sinistra non si sbaglia mai, non si compiono madornali errori, al massimo si tratta di leggerezze.
Roberto Rosseti
franco santoro
Mi piace come scrive questo giornalista: ironico ma preciso nell’illustrare una situazione tipicamente italiana
Ettore Rivabella
https://www.ilibridelborghese.it/prodotto/da-primavalle-a-via-ottaviano-uccisi-due-volte/