SOCIAL E RAPPORTI DI FORZA
In questi giorni imperversa la polemica sui social: sulla loro natura privata, la loro funzione pubblica e quanto la prima prevalga sulla seconda.
A Noi che non siamo nati legulei, né causidici, la querelle interessa poco.
Non intendiamo ritirarci da nessun social, né ci metteremo a frignare se ci cacceranno.
La Politica è rapporti di forza. Sarebbe ora che tutti i “lamentosi” esercitassero la propria.
Oggi la “linea di combattimento”, senza esagerarne l’importanza, passa anche sui social e anche lì ci troverete.
REDAZIONE KULTURAEUROPA
Anton
Scusate ma siccome per giungere a un determinato scopo credo sia necessario remare tutti dalla stessa parte, vorrei capire cosa significhi questa frase:
« […] La Politica è rapporti di forza. Sarebbe ora che tutti i “lamentosi” esercitassero la propria […] »
Ecco: in che modo? Cioè, se è vero che i cd. “social”, quelli considerati più importanti e più frequentati (Facebook e Twitter) appartengono, a tutti gli effetti, a dei privati, come ci si potrebbe opporre alle loro vessazioni se non abbandonandoli in massa o denunciandoli in base alle leggi vigenti? Io vedo che le cause giudiziarie hanno pur funzionato (vedi CPI e credo anche FN; non so se anche Fiamma Tricolore abbia agito in sede giudiziaria) così come ha recentemente funzionato il boicottaggio da parte di centinaia di migliaia di utenti che hanno abbandonato i “due colossi” in questione facendogli perdere pure del denaro in Borsa.
Non ci dobbiamo ritirare da nessun “social”? Dare battaglia mi sta benissimo: ma se sono loro a buttarci fuori? Se sono loro – come privati, come padroni di casa, intendo – a censurare ogni singola parola che non rientri nei canoni del politicamente corretto cosa dovremmo fare? Esistono le alternative: perché non provare a cambiare e/o creare un nuovo circuito che sia il più possibile indipendente?
Non è mia intenzione far polemiche, domando giusto per fare chiarezza.
Vorrei anche specificare che tranne che a Telegram, non sono mai stato iscritto a nessun programma del tipo in questione.
NeroMonterosa
Indubbio che i social esercitino una profonda infuenza sulle masse, e che l’esserne escusi pregiudica la possibilità di diffondere le idee o semplicemente di poterle esporre. Se fossero degli editori sarebbe loro diritto scegliere la linea editoriale e decidere chi far parlare, ma non lo sono. Sono nati, a loro dire, per far comunicare le persone, quindi che lo facciano., se sono degli strumenti di controllo di massa abbiano la decenza di dirlo. Forse che, quando 40/45 anni fa, tentavano di impedirci di volantinare o diffondere giornali e riviste, abbiamo accettato ? no abbiamo combattuto, anche duramente. Stessa battaglia, stesso nemico, mezzi e strumenti differenti
Anton
« […] abbiamo combattuto, anche duramente. Stessa battaglia, stesso nemico, mezzi e strumenti differenti»
Giusto! Però bisogna rendersi conto del fatto che il vecchio ciclostile lo si è prima sostituito con la stampante mentre attualmente, esistono questi cd. “social-media” che la fanno da padroni e quindi, se è vero che sia necessario, purtroppo, adattarcisi, è altrettanto vero il fatto che sia necessario predisporre quello che io chiamo un “circuito” che sia il più indipendente possibile. Le alternative ci sono e qualcosa noto che già si muove (trovo positivo il progetto dell’emittente ByoBlu/DavveroTV, che adesso è anche sul digitale terrestre anche se non in tutte le regioni) e non sono d’accordo con chi sostiene che costituirebbe una specie di auto-ghettizzazione (vedi Marcello Veneziani) spostare su altre piattaforme i propri canali mediatici elettronici.